Come ha ben detto Federico ieri sera, con un cast così era abbastanza difficile fare flop. Eppure il regista di Nine ce l’ha fatta. E ce l’ha messa davvero tutta.
Ispirato a 8 ½ di Fellini?! Io direi spudoratamente scopiazzato. E male, peraltro.
L’altro giorno qualcuno (mi pare Elisa), ha pubblicato un link ad un articolo che parlava delle vignette della Panini che copiavano Miyazaki e un utente si chiedeva dove stesse il confine tra l’omaggio e il plagio. Onestamente non lo so, ma credo che un omaggio sia banalmente un richiamo all’opera, una citazione, un’immagine simile, un concetto che riporta alle stesse emozioni. Il plagio è invece, in questo caso, quando si tenta di fare qualcosa, ma non si ha abbastanza estro (o talento?!) e quindi si copia.
Ho letto che il regista ha più volte specificato che il film non è un remake di quello di Fellini. Però l’idea è la stessa. Però i personaggi sono gli stessi. Però la storia è la stessa. L’unica differenza sta nel fatto che Nine è un musical e 8 ½ non lo era. Naturalmente sempre parlando di un capolavoro da una parte e un filmetto dall’altra (come disse Titina, «Non confondiamo la cacca con un’altra cosa!»).
Io non mi intendo molto di cinema, però 8 ½ l’ho visto e mi è piaciuto. La dimensione onirica che Fellini aveva rappresentato, forse per la prima volta (e che, intendiamoci, non aveva nulla di nuovo – letterariamente parlando – perché richiamava quel flusso di coscienza tanto usato dagli scrittori del ‘900), attraverso una crisi artistica, ma anche esistenziale, del protagonista, in Nine non c’è nemmeno lontanamente.
In 8 ½ il contrasto tra la moglie e l’amante è molto forte, anche in senso fisico. E infatti Fellini, che stupido non era, ha scelto di rappresentare la seconda con un’adattissima Sandra Milo, anche per l’opinione che il pubblico italiano aveva di lei. E alla povera Penelope Cruz, per quanto si sforzi e per quanto brava, una parte del genere non si addice per niente.
Sembra che la trama debba per forza incastrarsi tra un balletto e il successivo. E infatti è così, dal momento che il regista voleva fare un musical su una storia già scritta.
Comunque, secondo me, si aggiunge a tutto ciò il fatto che queste performance canore non è che siano poi stupende. In Moulin Rouge lo erano.
Infine ho letto che addirittura, oltre che la copia carbone (anche se il foglio originale si è spostato mentre lo ricalcavano) di 8 ½, il film è anche, in parte, tratto da un musical di Broadway. E allora, mio caro Rob Marshall, ti vorrei chiedere: tu, oltre a dare (immagino) un compenso da urlo a fior fiore di attori, che cosa hai fatto?
Credo che la tortura rappresenterebbe una valida alternativa alla visione di questo film: non vedetelo!
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