mercoledì 16 febbraio 2011

L’unico motivo per vedere il Festival di Sanremo

Naturalmente il motivo per vedere il festival della canzone italiana non sono le canzoni, che ti fanno vergognare di essere italiano. E non è nemmeno il presentatore di turno, imbarazzato, generalmente costretto in un abito scuro, i cui discorsi sono sempre inframmezzati da una serie infinita di spiacevoli silenzi.

L’unica ragione per vedere il Festivàl sono loro, ebbene sì, loro: gli abiti delle vallette. O, più in generale, il look sfoggiato dalle/dai partecipanti, concorrenti, conduttori, ecc.
Quindi, le uniche considerazioni rilevanti sono le seguenti.
- L’amaro destino riservato a tutte noi è quello che è toccato all’Antonellona Clerici, crudelmente ingrassata dopo la gravidanza e, ancora più crudelmente, non riuscita a perdere i chili di troppo, ancora oggi che la figlia va quasi all’università.
- Morandi ha preso in prestito la giacca a squame da un ballerino di liscio.
- La capacità del vertiginoso spacco dell’abito merlettato di Giusy Ferreri di non essere sottoposto alle leggi della gravità.
- L’abilità della stessa cantante di camminare su un tacco… 20, forse?... (attenzione, Giusy, che sopra i 15 parliamo di trampolo).
- La bruttezza della camicia a quadri da boscaiolo del Kentucky di Max Pezzali.
- La bellezza, al contrario, dell’abito rosso della Canalis, la fidanzata di George Clooney, per capirci (so bene che Diario di una mente cattiva si rivolge a un pubblico internazionale).
- Il look anni ’80 della Tatangelo: ciuffo davanti agli occhi “alla Lowell di Georgie” e giacca “Star Trek” con spalline che, diciamocela tutta, ti lasciano un po’ perplessa.
- Il dato di fatto che il ciuffo “alla Lowell di Georgie” va di moda, perché lo portava pure la Oxa.
- Patty Pravo ha sbagliato chirurgo plastico. O forse quello è solo un alieno che le assomiglia.
- Nemmeno Luca e Paolo riescono a sollevare le sorti della trasmissione.

venerdì 4 febbraio 2011

La fidanzata a pagamento

Un pensiero nefando si sta impossessando della mia testa. Insomma, io vorrei un altro lavoro. Uno che mi piacesse veramente. Uno che non vuoi mai andare via dall’ufficio. O almeno, uno che mi permettesse di avere quei diritti minimi che abbiamo acquisito ormai da una quarantina d’anni. Uno che mi concedesse le vacanze quando voglio io. Perché i diritti non ce li abbiamo, ma i doveri… tutti, eh!
Poi hanno pure aumentato la mensa. Praticamente per lavorare mi toccherà chiedere un prestito.
Ma, dal momento che in Italia non è più come quando anche chi riusciva solo a fare la O col bicchiere trovava un lavoro, bisogna ingegnarsi. Quindi ho pensato: sono laureata in Ingegneria per l’Ambiente e il Territorio (che però sta a Ingegneria come Scienze della Comunicazione sta alle lauree umanistiche, senza offesa per gli scienziati delle comunicazioni, perché lo dice un ingegnere delle merendine), c’ho un master e lavoro da più di quattro anni, cosa mai potrei fare?
L’ispirazione mi è venuta da una fonte inaspettata, ossia quando guardavo il TG1 (vedere il TG1 oggi è come cercare su internet quelle notizie che nemmeno dal parrucchiere mentre ti fai la permanente), della qual cosa mi vergogno assai, ma tant’è…
Dunque l’unica risposta possibile è… rullo di tamburi… la fidanzata a pagamento. Quella che presenti ai tuoi genitori mentre, al massimo, le sfiori la mano.
Si accettano candidature. Astenersi perditempo.
 
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