martedì 29 maggio 2012

Ma io boh


Tre domande tre ai peggiori look del Bafta 2012 riportati da Vanity Fair.

 

 

Nell’ordine.

- Ora tu, Olivia Grant, sconosciuta ai più, non puoi indossare a un premio (più o meno) prestigioso un vestito che manco Susanna Camusso alle riunioni sindacali, no?
- Louise Redknapp: sicuramente sei più alta di 1,70 m [quindi, te e quelle come te: crepate] e porti una 36 [soffrendo]. Ti puoi presentare come se stessi andando alla Conad a comprare i bastoncini Findus?
- Emily Watson: fai parte di un’istallazione neorealista, cioè della tappezzeria, sei un appendiabiti o davvero hai indossato quella stola fluo vedo-non vedo (sommando ciò che di peggiore c’è stato negli anni ’90)?

Prendete esempio da Carla di Ma come ti vesti? Almeno lei ci fa credere che davvero esista gente che a casa non si mette il pile.

lunedì 28 maggio 2012

Comunicazione di servizio


“Cattiva” del mio diario sta per “stronza”, non per “ragazza cattiva” nel senso che pensano i maschi arrapati che arrivano a questo mio blog puro e candido. La sessualità più spinta che troverete qui la possono leggere financo i lupetti degli scout (a meno che non si parli di Baricco o degli attori di The vampire diaries).

lunedì 21 maggio 2012

Vedi alla voce: fantasia



martedì 15 maggio 2012

Incontri pre e postprandiali: eataliani a Torino


Che io stia diventando buona. Ma no, impossibile. Eppure non posso parlare male di nessuno degli autori che ho visto a questo Salone Internazionale del Libro (con tutte le maiuscole come le vorrebbero loro). Ci proverò lo stesso.
Cominciamo con Giorgio Faletti. Lo dico: non è che io volessi proprio andarlo a vedere. E però è stato divertente. Sopperendo alle lacune lasciate dalla conduzione pressoché assente (e fastidiosa) di Giovanna Zucconi – che ripeteva come un disco rotto: «Tu che hai avuto successo in tutto quello che hai fatto: vai a San Remo e praticamente lo vinci, fai lo scrittore e vendi milioni di copie… adesso fai anche il pittore…» – ha camminato alla Vito Catozzo, ha raccontato quando l’hanno scambiato per Coelho e ha parlato di sé molto modestamente. Ma soprattutto mi è piaciuto quando ha tirato fuori dallo zainetto il pulisci-macchia (di cui io ignoravo l’esistenza) diventando per sempre la figura alla quale mi ispirerei semmai dovessi scrivere un poema cavalleresco moderno.
Poi. Bellissimo l’incontro con Enrico Terrinoni, che a soli 36 anni ha tradotto Ulisse di Joyce per Newton Compton e che, non solo ci ha illustrato vari esempi del suo lavoro, ma ci ha fatto subito ricredere dopo averci fatto inorridire per aver visto scritto «pò» con l’accento invece dell’apostrofo (imitativo della scrittura scorretta di Molly) – noi siamo come l’Accademia della Crusca in delegazione, quella che non dice «fare lo spelling» bensì «compitare», come vuole il Signore Oscuro.
Due note dolenti. La prima: Ammaniti. Plauso agli organizzatori del salone per la scelta intelligente di metterlo nella sala gialla, ché più piccola di quella c’era il magazzino delle scope. E infatti io e Spocchiagirl non siamo riuscite a entrare, declinando con garbo la possibilità di sventolare il nostro tesserino stampa (mica cazzi) come avrebbero voluto i nostri accompagnatori che avevano fretta di consumare un lauto pasto da Eataly (per questo «eataliani» del titolo, ché altro non mi veniva).
La seconda: Saviano. Avrei voluto tanto vederlo (così come la Littizzetto), ma l’incontro è stato tenuto nel più stretto riserbo.
E poi c’è stato lui. Lui: colui che viene cinto d’assedio dagli umori femminili al solo apparire, manco qualcuno avesse pronunciato: «Donne, è arrivato l’arrotino!». Colui a cui tutto si può perdonare, anche Seta, dopo aver scritto quel capolavoro che è Oceano mare. Colui che, oltre al fascino, ha sfoderato una serie di considerazioni sui segni di interpunzione e gli emoticon tali da conquistare tutto il cucuzzaro e me, tua per sempre, Alessandro. Ti bacio in bocca (se solo potessi).
Per il racconto completo rivolgetevi a Spocchiagirl. Voglio di più di questa lista. Mi aspetto un post dal titolo: «Ti odio :)», nel quale – spero – non potrai fare a meno di citare Paolo Giordano e il punto e virgola, questo sconosciuto.

venerdì 11 maggio 2012

Un #SalTo di qualità


Accompagnate dai nostri fidi compagni, che vengono con noi per una ragione molto più prosaica della nostra (leggasi: magna’ a Eataly), io e Spocchiagirl siamo quasi pronte per andare a questo salone del libro di Torino.
Molte avventure ci attendono.
Sprazzi di, rispettivamente, cattiveria e spocchia per tutti.
Tremate. Le streghe son tornate.

domenica 6 maggio 2012

Mr Gwyn


Partivo male perché oramai, come dice Spocchiagirl, Baricco scrive esercizi di stile, non più libri. (Certo, uno così potrebbe compilare pure la lista degli ingredienti della crema idratante e non te ne accorgeresti nemmeno, che si tratta di una crema idratante). Ed effettivamente, di primo acchito, Mr Gwyn (Feltrinelli) sembra essere costruito attorno a diverse frasi a effetto: «…se devo dimenticarti mi ricorderò di farlo, ma non chiedermi poi di dimenticare che me ne sono ricordato», p. 36; «ma solo stava nel suo stare», p. 74; «era un’eternità minuscola», p. 81; «avrebbe voluto un mondo senza numeri, e una vita senza ripetizioni», p. 108.
Eppure la storia c’è, c’è l’idea – uno scrittore che decide di non scrivere più (il che mi sa di vagamente autobiografico), ma si dedica a un’altra, e sorprendente (sempre nel suo stile), attività. Quello che c’è di più, ovviamente, oltre allo stile, che ho già detto, è quest’atmosfera ovattata e magica che pervade non solo il romanzo, ma anche i personaggi, di cui il più riuscito è, secondo me, il vecchietto che costruisce lampadine.
Siamo lontani, lontanissimi, dai tempi di Oceano mare, ma alcune cose ti fanno capire che Baricco è un grande autore. Personalmente la mia, in questo libro, è stata questa: «…aveva un fisico incerto, come riflesso in un cucchiaio» (p. 109).
Detto questo, mi piace la copertina e la carta con cui è stata realizzata. Meno il prezzo – 14 euri – che soddisfa solo in parte le aspettative, soprattutto perché il libro si legge nel tempo di uno starnuto, ma vale la pena solo per le prime pagine della seconda metà.
Però odio – decisamente odio – le lineette per i dialoghi all’Einaudi.

mercoledì 2 maggio 2012

Il mondo a rotoli 2

Oltre a quando vedi Ferrara al posto di Biagi, capisci che il mondo va a rotoli quando vedi che la gente arriVANO sul tuo blog cercando il video sexy della pòra Hermione di Harry Potter.
 
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