venerdì 23 dicembre 2011

Dei delitti, ma soprattutto delle pene

Torno, dopo un mese d’assenza, ancora più cattiva – visto che è Natale – parlandovi dei peccatori del mio Inferno (lasciamo perdere assassini, violenti, pedofili, ecc. dei quali si occuperà, a tempo debito, qualcuno più in alto di me).

È con gioia che relego nel I cerchio i fumatori.
Carissimi, come in vita avete costretto i vostri prossimi a respirare le nauseabonde esalazioni dei bastoncini putrescenti che chiamate sigarette, qui sarete confinati in un acquario di puzza di peti alimentato da uomini nutriti essenzialmente di sformato di cavoli, impepata di cozze e fagioli “alla scureggiona”.

Il II cerchio, dedicato agli utenti delle strade, lo divido in due gironi. Nel primo, i camionisti che lampeggiano alle ragazze. Nel secondo, coloro che possiedono un SUV.
Poiché credete di essere così machi, sarete condannati a raccogliere la saponetta in un’angusta doccia insieme agli All Blacks della Nuova Zelanda. Che però saranno molto molto gai. E con la passione per le orge sadomaso.

Nel III cerchio, ci schiaffo tutte quelle donne che in vita loro si sono denudate per ottenere qualcosa: veline, letterine, professorine e stupidine.
Care le mie spogliarelliste, poiché vi è stato negato il dono della parola qui sarete Suore del Silenzio e potrete parlare solo in presenza di una vostra consorella per dire: «Ricordiamoci che dobbiamo morire».

Nel IV cerchio, gli impiegati delle segreterie delle università.
Vi contrappasso per affinità: sarete tanto acidi nel mio Inferno quanto lo siete stati in vita. L’unico vostro nutrimento sarà infatti Activia alla prugna: il Bifidus Actiregularis svolgerà la sua funzione. Più e più volte. Solo che la carta igienica l’avrà usata tutta la Marcuzzi.

Il V cerchio, diviso in tre bolge, è riservato alla politica. Nella prima, gli elettori che non votano; nella seconda, gli elettori che votano ma non si informano e, nella terza, i politici ignoranti.
Vi condanno a vedere per l’eternità Paint your life, ma, in sostituzione del florist, per voi tutti i giorni Rush, il “genio del riciclo”.

Il VI cerchio è per gli ausiliari del traffico.
Dovrete parcheggiare la macchina in preda a urgenze impellenti (che non potreste comunque soddisfare visto l’enorme afflusso al bagno). È noto che nel mio Inferno i posti disponibili sono come al centro di Roma nell’ora di punta.

Nel VII cerchio, chi commette errori di ortografia e ignora la punteggiatura, pur facendo un uso smodato di social network.
Per capire l’importanza dei segni di interpunzione, scrivete cento volte la seguente frase: “Gli All Blacks del II cerchio, dicono quelli del VII cerchio, si metteranno a π/2”, e: “Gli All Blacks del II cerchio dicono: «Quelli del VII cerchio si metteranno a π/2»”. Seguirà una dimostrazione pratica.

L’VIII cerchio per gli anonimi che commentano i blog.
Dato che vi piace nascondervi, vi metto a testa in giù in un’enorme lettiera di merda di gatto.

E nelle fauci di Lucifero, tutti quelli che lavorano alle Ferrovie dello Stato: macchinisti, adetti alla sicurezza, controllori dei treni (“che più di ogni cosa bramano il potere”), ecc., nonché gli impiegati degli enti pubblici che annaffiano le piante invece di fare il proprio dovere.
Per voi un compito fondamentale della mia macchina infernale: stura cessi. Ne avrete da lavorare, eh.

domenica 20 novembre 2011

Indovina indovinello di chi è questo libello?

Siamo nel Medioevo.
Il protagonista è un uomo di mezza età che ha per compagno d’avventura un giovane che viene da un convento benedettino.
Giochi di logica e disegni sparsi come pioggia aiuteranno il lettore a venire a capo del mistero misterioso.
Tutto ruota attorno a un libro oscuro che semina morte a destra e a manca.
Tante, tante, tante, aiutatemi a dire tante, pagine.
Insomma, profuma di (nome della) rosa ma rosa non è, indovina cos’è?


Ah, una cosa, anzi, due.
Vi invito a leggere l’articolo apparso su sulromanzo.it che racconta l’editing Newton Compton (che, a mio parere, fa buon pro all’autore), ma soprattutto a guardare, – visto che noi siamo maligni – nell’unica figura dellarticolo stesso, come sia cambiato il carattere del disegno dell’enigma.
Ultima cosa, tanto perché ho ricominciato a viaggiare sul TAF per Roma e mi sono incattivita ancora di più: vogliamo parlare della copertina del libro di cui dovete indovinare il titolo che ne ricorda un altro dello stesso autore che Simoni (aiutino) ha preso a imitazione? Trova le differenze:


Non è un “Eco” un po’ troppo spudorato?

venerdì 4 novembre 2011

Che la Spocchia sia con me


Alla prima lezione, il nostro professore – colui che diventerà il nostro “B. interiore” accompagnandoci nei momenti più difficili – si è presentato leggendo questo estratto da Autorità e uso della lingua, in Considera l’aragosta di Wallace (mi sembra fosse più o meno così, ma l’ho ricopiata da Wikipedia, quindi potrebbe essere sbagliata):

Ci sono molti epiteti per persone del genere: Nazisti della grammatica, Maniaci dell’uso, Snob della sintassi, Battaglione della grammatica, Polizia linguistica. Il termine con cui sono stato cresciuto io è Snob. La parola è forse leggermente autoironica, ma gli altri termini sono disfemismi belli e buoni. Una definizione ampia di Snob potrebbe essere una persona che sa cosa significa disfemismo e cui non dispiace farvelo capire.

Ci ha detto che ci farà diventare più o meno così. Naturalmente, io parto avvantaggiata.
Ah, inutile dire che lo adoro.

giovedì 20 ottobre 2011

Felicità (senza il bambino dentro il panino)

Nonostante io non abbia più nemmeno il tempo di lavarmi (e lo faccio solo perché le convenzioni sociali me lo impongono) sono definitivamente e indiscutibilmente felice per quello che sto facendo ora e per quello che farò per almeno altri due mesi. Poi, certo, forse tornerò alla triste e grigia vita da ingegnere.
Peccato, ora che ero sopravvissuta alla selezione naturale della mensa.

lunedì 3 ottobre 2011

Benede’, co’ ’sto callo

Dopo la rassicurante notizia del Papa che ci ha confermato l’esistenza degli angeli (Benede’, co’ ’sto callo), senza la quale mai mi sarei ieri recata all’outlet, ho comprato un paio di scarpe fantastiche e completamente imbottite di pelliccia per cui so già che Ciro e mia sorella non smetteranno di smerdarmi per il resto dei miei giorni. Ma sono felice perché so che, essendo la pelliccia finta, più finta delle labbra di Moira Orfei, mi proteggeranno (certo più dell’angelo custode) dal freddo inverno che malauguratamente verrà.
E ho visto pure una puntata di Paint your life in cui Barbara faceva qualcosa di carino. Cosa voglio di più dalla vita? Eh, non lo posso dire qui, ma “Un Lucano” non è la risposta giusta.

sabato 24 settembre 2011

Di tutto un po’


Non sono partita per il confino, eh, né per fare la volontaria in una struttura sanitaria in Congo.
Invece sono ormai consapevole di tante cose: che se ti dicono che una borsa è di ecopelle vuol dire che è di plastica, che sceglierò sempre la pastarella alla cioccolata dopo averle valutate tutte, che odio il Times New Roman (e lo odiavo anche prima incontrare un grafico, che comunque non lo disprezza quanto me), che potrei essere vegetariana se non esistesse il prosciutto, che sebbene io sia piccola occupo parecchio spazio, che il caffè mi piace solo nel tiramisù, ma soprattutto che comincerà il freddo-ma-non-troppo che io odio dal profondo perché non so che scarpe mettere – e se non volessi costringere me stessa alla vergogna delle orribili ballerine? E non ditemi espadrillas perché la soluzione sarebbe peggio del male.
Poi, certo, ci sarebbero cose più importanti da dire come che il CERN ha scoperto che forse Einstein aveva toppato con la relatività (e quindi John Titor è davvero venuto dal futuro), che il Governo c’ha i numeri (sei o sette, a dire la verità) e che io ho lasciato il lavoro dopo cinque anni di “no contributi, no ferie, no malattia”. Ma invece la notizia più importante di questo periodo è che è ricominciata la terza serie di The vampire diaries (è noto il mio raffinato gusto cinematografico), che però in Italia arriverà nel 2012, se tutto va bene. Quindi ringrazio Dio di non essere stata ricoverata nell’ospedale congolese di cui parlavamo, ma sarebbe stato davvero figo nascere negli States. E, comunque, i vampiri in questione sono meglio di quelli di True blood (che – secondo me – vede solo chi si vergogna di noleggiare un porno), perché in ogni caso una lezione te la danno: se non sei bello bello bello in modo assurdo la vita sarà difficile.
Quindi, prepariamoci. Intanto, un buon non compleanno a tutti noi e tanti auguri al Signore Oscuro.

lunedì 12 settembre 2011

Dimmi cosa leggi e ti dirò chi sei

Libri Moccia-losi
Benché pervasi di meschinità e ignoranza, sembrano suscitare un certo interesse tra gli studiosi, solleticati dall’idea di comprendere i mutamenti antropologici della società moderna. Allorché non vengano analizzati da antropologi/sociologi, il tipico utilizzatore è un “diversamente lettore”, secondo la descrizione politically correct più accreditata. Egli crede, infatti, che la capacità dell’autore di concepire un testo rabberciando malamente pensierini alla stregua di quelli dei bambini somari delle scuole elementari, dopo aver disabilitato il controllo ortografico, renda l’autore stesso uno scrittore vero. Vengono snobbati dagli altri lettori, il cui augurio è che possano passare il loro tempo non a sognare “tre metri sopra il cielo”, ma a scrivere col cellulare in modalità T9 trecento sottoterra.

Romanzi fantasy a meno di Tolkien
Romanzi risibili, di cui la letteratura avrebbe davvero fatto a meno, pessimamente concepiti da autori altrettanto trascurabili che sembrano pensare ad altro nell’intento (e come fargliene una colpa), vengono tipicamente sfogliati da trentenni ricche e con librerie capienti. Laureatesi coi bollini della Coop in materie umanistiche, affermano di non esercitare alcuna professione per via della prole, che però ignorano in favore di Facebook. Amano Licia Troisi, che passerà alla storia per una peculiarità, che profuma di soldi ma bravura non è, indovina cos’è? Comincia con “cu” e finisce con “lo”.

Saghe moderne di vampiri
Tomi da non meno di un migliaio di pagine totalmente privi di fantasia e del benché minimo sussulto di dignità, tessono la loro trama sulla base di sondaggi condotti fra adolescenti arrapati delle scuole medie o superiori, specialmente di sesso femminile, attirati da copertine rigide all’ultima moda. Il che li rende, oltre che più difficili da trasportare, inutilizzabili per l’unica funzione per la quale potrebbero valere qualcosa: pareggiare le gambe del tavolo.

Saggi new age
Dotati della stessa profondità delle riviste del parrucchiere, narrano perlopiù le vicende di improbabili sciamani o maghi sedicenti che, con la sola imposizione delle mani, propongono di trasformare il ferro in oro. Il lettore medio è un maschio bianco sui quaranta che vive ancora con la madre e che non ha mai scoperto perché il sale si scioglie nell’acqua e l’olio no. Troppo fifone per prendere funghetti allucinogeni, possiede tutti i libri di Paulo Coelho.

Romanzi fricchettoni
Sprofondano nella lettura di questi capolavori femministe in sovrappeso che si mettono in topless d’estate e indossano tuniche indiane o maglioni di alpaca d’inverno. Oppure uomini con la pancia che ancora si fanno le canne e vogliono trascorrere il tempo libero con i figli e i loro amici. Entrambi desidererebbero fare l’autostop sulla Route 66, se solo la sciatica glielo permettesse.

Romanzi Harmony
Le sole fruitrici di questi romanzi, più noiosi dei filmini di un matrimonio e con un vocabolario ben più limitato di quello di un tronista, sono zitelle che aspettano ancora il principe William. Sono lieta di annunciarvi che ad aprile si è sposato.

Da LSC Mag di settembre 2011, che trovate, a Roma, nelle seguenti librerie:
Bibli, via dei Fienaroli 28 | 00153 Roma
The Bookstore, via di Sant’Agostino 16 | 00186 Roma

domenica 11 settembre 2011

Sephorà che solà


Poiché i nostri discorsi ormai, con l’età che avanza, tendono sempre più a orientarsi verso gli inestetismi della pelle e come curarli, anche se i miracoli non esistono ma la cellulite è una malattia e quindi “la vedo, la sento, la curo”, ci troviamo a parlare sempre meno di scarpe e sempre più di prodotti di bellezza.
Quindi. Vorrei oggi rivolgermi alle utenti ancora giovani che si troveranno per caso a passare di qua, per dare loro qualche prezioso consiglio (per noi oramai è tardi).
Ragazze, so che forse molte di voi si staranno chiedendo come fare a diventare più belle per sposare un calciatore e fare un sacco di soldi senza lavorare – Dio volesse che potessi farlo anch’io, un giorno –. Non troverete qui la risposta perché non la so, ma so cosa non dovreste fare: entrare da Sephora. Ma soprattutto, non comprare mai i seguenti prodotti (che io naturalmente ho comprato).
* Crema fluida idratante di tale Josè Eisenberg – che non è quello del principio di indeterminazione che infatti si scrive con l’acca davanti – che, spacciata per antirughe, non solo non funziona, ma costa pure 52 euri.
* Ciglia finte di Make Up For Ever, per la modica cifra di 17,50 euri. Andate da Kiko e le pagate un quarto.
* Shampoo per capelli colorati di Fekkai: 236 ml per soli 25 euro. Quindi, se la matematica non è un’opinione, ben 1 euro ogni 10 ml circa. L’argento fuso probabilmente costerebbe meno.
* Frizz-Ease dream curls styling spray di John Frieda. Lo trovate anche da Acqua&Sapone.  
Infine: anche la storia della Carta Fedeltà è una sòla. Non è vero che dopo tre passaggi in cassa ti fanno lo sconto del 10%. E non so nemmeno se te lo faranno mai: io c’ho la carta black e ancora non è successo niente.

mercoledì 31 agosto 2011

Una donna spezzata


Tre racconti, uno più brutto dell’altro.
Una donna patetica, più che spezzata, che vive un disamore da quindicenne, all’altezza dei peggiori racconti di Confidenze, periodico dedicato non solo alle sole donne, ma, per la precisione, alle sole donne afflitte.
Una fricchettona, totalmente contraria a tutto ciò che dovrebbe essere una madre, stressata perché la sua “grande opera letteraria” non risulta nient’altro che la ripetizione di argomenti triti e ritriti.
Un’isterica che recita un monologo che vorrebbe essere accorato. Ma invece è solo fastidioso.
Se l’avessi comprato rivorrei indietro i soldi. Orticante.

lunedì 1 agosto 2011

Chiuso per ferie

Questa volta abbiamo raggiunto quota dieci, che ancora non ho capito come sia possibile visto che il campeggio-tra-virgolette nel quale stiamo recandoci – con partenza alle tre di notte che mai succederà, lo so – è altro che i peggiori bar di Caracas. Ma nemmeno Ostia lido, per dire.
Quindi. Narcotizzate tutti i pargoli che si troveranno sulle spiagge di Roccella Ionica fino a circa Ferragosto. E, per favore, anche le cinquantenni in topless.
Certo, poi ingrasseremo tutti di una decina di chili col carboidrato assassino colazione-pranzo-e-cena, avremo un bagno comune che manco nei lager nazisti – o dovrei dire dei “tempi del comunismo”? (ma questo è un trademark di O.) – e bungalow altrimenti detti bunker. Però anche un mare da paura a duecento metri e nemmeno una zanzara.
Con 10 cm in più e Real Time in differita sarei la donna più felice del mondo.
E se fa brutto tempo, vaffanculo.

lunedì 25 luglio 2011

Dell’incompetenza del MIUR

Allora. Sono appena usciti i bandi sul sito del MIUR per il “reclutamento del personale della scuola”. Che in pratica sarebbero le supplenze (e Diario di una mente cattiva ti diventa anche sito trova lavoro, tiè).
Ora. Parliamo degli insegnamenti assurdi che io potrei impartire agli ignari monelli. E con me tutti (o quasi) i pòri ingegneri.
- Arte mineraria. Non so nemmeno di cosa si tratti. Forse dovrei educarli a ravanare nell’alveo di un fiume in cerca di pepite d’oro.
- Disegno tecnico e artistico. Disegno tecnico tanto quanto, ma artistico, parliamone. Senza contare che potrei farlo negli istituti tecnici “per le arti fotografiche”, “per le arti grafiche” e, i più belli, “per disegnatore di tessuti” e “maglieria”. Nonché negli istituti professionali “per la porcellana”. E magari diamo pure una botta di punto croce.
Auguro a chi ha deciso questi insegnamenti di slogarsi una caviglia – tra atroci dolori e indicibili pene – il primo giorno di una settimana bianca non rimborsabile, mentre un sanbernardo, fino ad allora docile e preposto al soccorso alpino, impazzisca mordendogli più volte il culo.

domenica 24 luglio 2011

Certe giornate amare

Ma che l’estate sta finendo? No, perché è tornato l’inverno. Stamattina sarei dovuta andare in piscina, invece – evidentemente – c’è qualcuno lassù che pensa che io stia meglio bianco cadavere che color caramello. Di quel bianco che, oltre alla cellulite che non parliamone nemmeno, ti si vedono pure i peli incarniti del dopo ceretta.
Mó capisco perché la gente va in vacanza a Porta di Roma, come diceva ieri Igor Righetti a Uno Mattina – che erano pure le nove meno un quarto e Uno Mattina lo guardavamo solo io e altri diciotto vecchi. Solo che Real Time non era disponibile perché pioveva e, come noto ai più, Real Time si vede solo nelle giornate di cielo limpido e bassa pressione, quando non c’è nemmeno una folata di vento a ottenebrare le frequenze del digitale terrestre. E quindi non sono arrivata in tempo per vedere il mio ultimo programma preferito – Ma come ti vesti? – ma ho guardato Tabatha mani di forbice e l’unica cosa che pensavo è che lei sembra cinese e invece l’hanno tirata solo un po’ troppo con la chirurgia estetica.
Ieri, peraltro, a Porta di Roma c’era il delirio. Io però volevo solo vedere l’ultimo Harry Potter. Che, vabbe’, non ve dico niente, ma, cazzo, il 3D è una tecnologia che non funziona e quegli occhiali te fanno sembra’ solo Clark Kent imbecille.
E domandi c’è pure un concorso alla Regione Lazio per cui tutto è contro di me: sveglia all’alba, svariati chilometri a piedi sotto il solleone, incendio alla stazione Tiburtina, nessuna speranza di passare la prova preselettiva e manco ho studiato, ché io diritto costituzionale non so che è, tranne forse che “l’Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro”. Forse.
E quindi. È difficile spiegare certe giornate amare.

giovedì 14 luglio 2011

Un dito dove non batte mai il sole

«Non metteremo le mani nelle tasche degli italiani». Le mani no, ma un dito là dove non batte mai il sole sì.

mercoledì 22 giugno 2011

Paint your life

Paint your life, ovvero come avere delle idee terrificanti e trovare qualcuno che, non solo pensi il contrario, ma che ti paghi perfino per realizzarle, è l’apice cattivo del palinsesto di Real Time – che possiamo vedere naturalmente solo quando le congiunture astrali sono favorevoli a captarne la frequenza, il che non succede quasi mai da quando c’è il digitale terrestre.
Infatti Barbara, che si spaccia per decoratrice e interior designer, ma che in realtà – secondo me – all’ora di educazione artistica faceva le palline di caccole da tirare ai compagni, ci insegna come trasformare un oggetto in un oggetto ancora più brutto di quello di partenza spendendo una barca di soldi in colla a caldo.
Realizza così soprammobili tra l’orrendo e il raccapricciante: librerie con le cassette della frutta del mercato, lampadari con le bottiglie di detersivo e pareti i cui colori farebbero rabbrividire un fuseaux anni ’80. Immancabile il decoupage, una delle cose più brutte che la mente umana abbia mai concepito, dopo le espadrillas. Sempre però che non abbiate mai visto le creazioni di Rush, il “genio del riciclo”.
L’unica nota positiva è il florist, di solito un povero extracomunitario, quindi sottopagato o non pagato affatto, che è il solo dello staff a saper fare qualcosa di pregevole.
Quindi la morale di tutto ciò che ho detto finora è che: “Non esistono brutti colori, ma abbinamenti sbagliati”. Sì, cara Barbara, i tuoi.

giovedì 16 giugno 2011

Al di sotto delle parti

L’Italia migliore è quella in cui il presidente del Consiglio va a puttane, i deputati della Repubblica giocano a solitario in Parlamento, il ministro per la Semplificazione normativa scrive una legge elettorale e poi la chiama porcata, il capo della Protezione Civile usa i preservativi per farsi massaggiare, al ministro dello Sviluppo economico regalano – a sua insaputa – un attico con vista Colosseo, il ministro dell’Agricoltura è indagato per concorso in associazione mafiosa e corruzione, il ministro dei Beni e delle attività culturali fa crollare un edificio di interesse a Pompei e l’informazione pubblica dimentica di menzionare il referendum o, tutt’al più, ne sbaglia le date.
I precari, invece, sono l’“Italia peggiore”, come ha detto il ministro per la Pubblica amministrazione e l’innovazione. Avrà ragione. D’altro canto, lui è al di sotto delle parti.

venerdì 3 giugno 2011

Referendum per tutti

Poiché è più alta la probabilità che un asteroide si schianti sulla Terra, che vinciate al Superenalotto, che diventiate alti se siete bassi e che scopriate il bosone utilizzando un frullatore elettrico di quella che su una qualunque rete televisiva mandino uno spot sul referendum del 12 e 13 giugno, Diario di una mente cattiva si prodiga per il sociale e ti spiega, caro lettore, come districarti nel complesso mondo delle domande – la cui difficoltà è superiore a quella di un testo di fisica quantistica – che ti verranno proposte nello stesso.
Dunque.
Vota “sì” ai due quesiti sulla privatizzazione dell’acqua perché poi sappi che se vinceranno i “no” diventeremo come i francesi, che dicono che sono più puliti di noi perché si fanno la doccia tutte le mattine per giustificarsi del fatto che quando fanno la cacca non usano il bidet.
Vota “sì” al quesito sul nucleare, perché se voti “no” poi la centrale la costruiamo vicino a casa tua.
Vota “sì” al quesito sul legittimo impedimento, affinché i membri del Governo non possano utilizzare come scusa per non presentarsi in tribunale l’inaugurazione della statua di Manuela Arcuri a Porto Cesareo (ché tanto poi le mogli dei pescatori non apprezzano).
Quindi:
- Nerd d’Italia, alzate quel culo dalla poltrona della scrivania e smettete di giocare a World of Warcraft ché l’elfa della quale siete innamorati è di sicuro un viados brasiliano.
- Ragazze in cerca di marito, depilatevi e idratatevi: l’uomo in divisa al seggio potrebbe essere il vostro ufficiale e gentiluomo.
- Feisbucchiani compulsivi, immortalate col cellulare il momento del voto che potrete caricare sullo stato del giorno.
- Bimbeminkia amanti di Scamarcio che state guardando per la millesima volta Manuale d’amore 2, andate a votare: dovreste ormai aver capito che tanto lui non è mai nudo. E, per la par condicio, bimbiminkia amanti della Bellucci che state guardando per la millesima volta Manuale d’amore 2, andate a votare: dovreste ormai aver capito che tanto lei non è mai nuda.
In conclusione: tu che vuoi votare “no”, sappi che la risposta è dentro di te. E però è sbagliata. Cercala meglio.

lunedì 30 maggio 2011

Vincitori e vinti

Ah, cari miei, la Bindi gongola troppo. Sarà per l’inaugurazione della Moschea nella “nuova Stalingrado d’Italia”?! Non c’andate, eh, dicono sia piena di zingari e bandiere rosse.
Oh, ma, Milano a parte, è stato “sostanzialmente un pareggio”. Infatti, infatti.
Quindi. Vincitori: esultate. Vinti: “questa purtroppo è una democrazia e ve ne dovete fare una cazzo di ragione”, per citare qualcuno che ci ricorda che una signora è una signora sempre. Oppure mai.

martedì 17 maggio 2011

Spira vento da sinistra

Dopo il matrimonio d’Inghilterra – in sordina direi – di Kate e William, con Betta cui mancava solo di dire «Mi è semblato di vedele un gatto», in Italia arrivano le Amministrative, dove sembra che, questa volta, spiri vento da sinistra. Cade anche la roccaforte pidiellina, perché pare che i milanesi l’abbiano presa piuttosto male quella calunnietta della Moratti che aveva dato del “ladro di furgoni” all’avversario che non poteva difendersi. Quelli della Lega ribattono di non poter “lasciare Milano agli estremisti di sinistra”. Sarà forse perché non si lavano. L’olezzo non sarebbe dei migliori e stanno solo cercando di difendere il loro olfatto, visto che il gusto l’hanno perso ormai da tempo.
Intanto, Bersani balla il limbo, Fassino cerca di guadagnare qualche etto nella speranza di non volare via alla prima folata di vento e la Bindi sembra diventata persino più alta. Comunque, a parte Torino e Bologna, si andrà al ballottaggio. Adesso ci si aspetta che Minzolini&co scavino nel passato dei candidati sinistrorsi: se gli fosse capitato di rubare la marmellata alle elementari, loro lo scopriranno.
Una cosa è certa: l’alternanza politica non è il frutto della bravura di una parte sull’altra, ma piuttosto dell’incompetenza delle parti stesse. Entrambe, purtroppo.

mercoledì 11 maggio 2011

E che scossa!

Armati di cornetti rossi, i superstiziosi romani si sono concessi due giorni di ferie a causa della previsione del simil-scienziato Bendandi che annunciò un catastrofico terremoto che avrebbe raso al suolo la capitale. E i cinesi, pe’ non sape’ né legge’ né scrive’, se ne sono andati pure loro. Speriamo solo non in Spagna.
Mi raccomando, scaramantici all’ascolto, Giacobbo dice che nel 2012 avrete Saturno contro. Organizzatevi.

venerdì 29 aprile 2011

Ma come ti vesti?

Lasciamo per un attimo la profondità dell’animo che sempre fa da sfondo alle note di questo blog (teniamocela buona per il Regno dei Cieli), ché adesso parliamo di scarpe.
Addentriamoci, quindi, nei meandri del buongusto parlando di Ma come ti vesti?, l’unica trasmissione degna di questo nome in onda su Real Time. (Eh, sì, il digitale terrestre è la tomba della televisione. E della pazienza, ché se vedi il TG e subito dopo dei culi nudi pensi che stiano parlando dei festini del Premier, invece è solo un cambio repentino di frequenza).
Dunque, funziona così. Enzo e Carla, i conduttori superstilosi che fanno 20 chili in due bagnati, rivestono da capo a piedi la solita sfigata – che, ad esempio, potrei essere io – dopo aver passato in rassegna il suo guardaroba da cui “fanno capolino tristezza e mestizia”, la quale indossa, prima della mutazione in farfalla, “maglioncini mortificanti” con un look “misto fra una suora laica e una segretaria depressa”. (Se pensate che non potreste essere voi, riflettere su ciò che la vittima afferma abitualmente: «Ho sempre pensato di vestirmi bene!», seguita dalla risposta dei consulenti modaioli che è abitualmente: «E hai sempre sbagliato!»). Alla fine, da brutto anatroccolo, lei si trasforma in cigno, correndo nel tramonto tra le braccia dei congiunti che annuiscono compiaciuti.
Dopo un attento studio, cara amica, ho deciso di elargirti alcuni consigli, data la nota bontà d’animo che mi contraddistingue, soprattutto ora che io e te, che rispettivamente scriviamo e leggiamo il mio blog, abbiamo perso il pollice rosa della nostra make-uppara preferita, unico vaso griffato in mezzo a tanti vasi cinesi. Quindi:
- Se sei alta “un metro e una sciocchezza”, non puoi mettere maglie lunghe, a meno che non indossi dei leggings.
- Abolisci dal tuo guardaroba il verde, perché “Chi si veste di verde a sua beltà si affida”.
- Brucia tutti i tuoi pantaloni militari, completi a righe e gonne optical. Potresti provocare, rispettivamente, le seguenti esclamazioni: «E quei pantaloni?! Vanno bene solo per distribuire il rancio!», «Ma che fa?! Prende l’ora d’aria?!» e «Sembra che tu stia andando a una gara di pattinaggio artistico!»
- Infine, sempre sempre sempre, aiutami a dire sempre, tacchi.
Per la cronaca, le espressioni tra virgolette sono di Enzo e Carla. Che poi, scusa, vuoi mettere, questi che dicono “shopper” al posto di “buste di plastica”, “aubergine” al posto di “color melanzana” e “suede” al posto di “scamosciato”?!
Li a-do-ro.

domenica 24 aprile 2011

Buona Pasqua

Odio la pizza di Pasqua, perché è insipida e stoppacciosa. Potrebbe migliorare coll’uovo di cioccolata, ma perché rovinarlo con quella pastaccia dura quando è tanto meglio in purezza?!
Insomma, è Pasqua e sono più intollerante del solito. Sarà che arriva un momento in cui non ne posso più del freddo. E non diciamo sciocchezze sulla mezza stagione, signora mia, ché le mezze stagioni non esistono più. Ancora freddo e intemperie, ancora tutone informi e calzini spessi delle Winks, pasquetta come al solito pioverà e, come se non bastasse, è pure il 25 Aprile, giorno di vacanza in meno. Consoliamoci pensando che domenica prossima, e dico domenica, sarà il primo Maggio. Penso con bramosia a quei 30° quando finalmente riuscirò a trovare un motivo valido per uscire di casa.
Saluto tutti quelli che mi conoscono. Agli altri, buona Pasqua!

giovedì 31 marzo 2011

Lo scienziato a targhe alterne

Ne hanno parlato tutti, è vero. Ma io non potevo non esprimermi sulle sconcertanti dichiarazioni del vicepresidente del CNR che, sulle sacre frequenze di Radio Maria, riferendosi allo tsunami in Giappone, ha affermato che «Le grandi catastrofi non sono solo, spesso, atti di giustizia di Dio, ma sono altrettanto spesso una benevola manifestazione della misericordia di Dio».
E non era nemmeno posseduto. Se lo fosse stato, almeno sarebbe bastato pronunciare la sempre cara formula magica «Satana, esci da questo corpo!». Invece, ce lo teniamo così: capace di intendere e di volere, ma soprattutto di dire smisurate stronzate, che – pare – abbiano accompagnato da sempre la sua brillante carriera.
Il problema è che non sono manco braccia tolte all’agricoltura, quelle di uno così, perché neanche le zucchine nascono a forza di dogmi.
Uno scienziato a targhe alterne, insomma, specie al 27 del mese.
Per lui il più sulfureo degli anatemi: che lassù qualcuno “manifesti benevolmente la sua misericordia” nei tuoi confronti “per risparmiarti un triste avvenire”!

giovedì 24 marzo 2011

Destroy

Come ha detto Spocchiagirl, qualcuno di noi avrebbe dovuto leggere – prima o poi – un libro di Isabella Santacroce. Ed è toccato a me. Quindi, ho fatto il mio dovere.
Avendo guardato qualche intervista dell’Isabellona, mi aspettavo di trovare descritto non meno dell’Anticristo. Invece, niente. Non c’era. Non c’era proprio. A dire la verità, c’era poco. Il tutto, però, narrato in un non ben identificato idioma, italiano sì, ma insaporito di etnici lemmi inglesizzati o inglesi del tutto. E, naturalmente, l’immancabile punteggiatura casuale. Un gergo così mi avrebbe pure intrigato, se non fosse stato ostentato a tal punto. Troppo artificiale, troppo costruito.
Poi. Se non ci fossero stati Irvine Welsh, Charles Bukowski, Jack Kerouac e tutto quel filone lì, probabilmente la Santacroce avrebbe scritto qualcosa di avanguardistico, come credo lei abbia pensato di fare. Amore saffico, voyeurismo, tute attillate di latex, anfetamine varie. La solita storia: sesso, droga e rock’n’roll. Anche se, effettivamente, qui è una non-storia avviluppata a numerose colonne sonore (non rock’n’roll, ché quello andava di moda e faceva figo tempo fa, ma oramai non più).
Quello che penso io è che lei abbia cercato di descrivere se stessa. O meglio, ciò che crede o vorrebbe far credere di essere. Ha creato un personaggio, di quelli strani-tra-virgolette-che-a-forza-di-essere-strani-sono-tutti-uguali. Quindi, si è vestita di nero stile metallaro e ha fatto qualche intervista a tarda ora cercando di rispondere casualmente a qualsivoglia domanda.
Detto tra noi, nonostante tutto ciò, credo proprio che Isa sia un po’ come Marilyn Manson, dark fuori e pantofolaio dentro (come diceva la fidanzata non so bene in quale intervista). Molto probabilmente adesso, che è quasi ora di pranzo, starà riscaldando il sugo in vestaglia mentre canta Fotoromanza. Che, però, è della Nannini e può perfino palesare che le piace perché, anche se è una cantante pop, è lesbica.
Riassumendo. Tempo immaginario? Già fatto. Linguaggio rivoluzionario? Già fatto. Storia pulp? Già fatta. Conclusione: niente di nuovo.
Eppure, qualcosa che mi è piaciuta c’è. Non saprei bene come esprimerla, ma c’è.
Vorrei dunque concludere questa simil-stroncatura con una frase dell’autrice stessa che sintetizza il mio stato d’animo, ben riassume il significato del romanzo intero e che racchiude in sé tutto quello che si può dire su questo libro:
“5+2”

mercoledì 16 marzo 2011

Il mondo a rotoli

È quando vedi che al posto di Biagi ora c’è Ferrara che capisci che il mondo sta andando a rotoli.

domenica 13 marzo 2011

Tambasiando

«Ma più bello del verbo è farlo: che significa svegliarsi, non lavarsi, rimanere in ciavatte e poi mutande/pigiama a seconda di come uno usa dormire o indossando solo Chanel n. 5, a seconda… a ognuno il suo. Dopodiché, girettare per casa facendo cose fondamentali come equilibrare perfettamente un quadro alla parete. Oppure guardare una cartolina, non leggerla e rimetterla a posto. Questo è tambasiare.» (Andrea Camilleri a Parla con me)

Oppure nella vestaglia rosa di Hello Kitty, ché qui fa freddo, mica come in Sicilia. Ma oggi qualcosa mi toccherà pur farla che è Carnevalone Liberato.

mercoledì 16 febbraio 2011

L’unico motivo per vedere il Festival di Sanremo

Naturalmente il motivo per vedere il festival della canzone italiana non sono le canzoni, che ti fanno vergognare di essere italiano. E non è nemmeno il presentatore di turno, imbarazzato, generalmente costretto in un abito scuro, i cui discorsi sono sempre inframmezzati da una serie infinita di spiacevoli silenzi.

L’unica ragione per vedere il Festivàl sono loro, ebbene sì, loro: gli abiti delle vallette. O, più in generale, il look sfoggiato dalle/dai partecipanti, concorrenti, conduttori, ecc.
Quindi, le uniche considerazioni rilevanti sono le seguenti.
- L’amaro destino riservato a tutte noi è quello che è toccato all’Antonellona Clerici, crudelmente ingrassata dopo la gravidanza e, ancora più crudelmente, non riuscita a perdere i chili di troppo, ancora oggi che la figlia va quasi all’università.
- Morandi ha preso in prestito la giacca a squame da un ballerino di liscio.
- La capacità del vertiginoso spacco dell’abito merlettato di Giusy Ferreri di non essere sottoposto alle leggi della gravità.
- L’abilità della stessa cantante di camminare su un tacco… 20, forse?... (attenzione, Giusy, che sopra i 15 parliamo di trampolo).
- La bruttezza della camicia a quadri da boscaiolo del Kentucky di Max Pezzali.
- La bellezza, al contrario, dell’abito rosso della Canalis, la fidanzata di George Clooney, per capirci (so bene che Diario di una mente cattiva si rivolge a un pubblico internazionale).
- Il look anni ’80 della Tatangelo: ciuffo davanti agli occhi “alla Lowell di Georgie” e giacca “Star Trek” con spalline che, diciamocela tutta, ti lasciano un po’ perplessa.
- Il dato di fatto che il ciuffo “alla Lowell di Georgie” va di moda, perché lo portava pure la Oxa.
- Patty Pravo ha sbagliato chirurgo plastico. O forse quello è solo un alieno che le assomiglia.
- Nemmeno Luca e Paolo riescono a sollevare le sorti della trasmissione.

venerdì 4 febbraio 2011

La fidanzata a pagamento

Un pensiero nefando si sta impossessando della mia testa. Insomma, io vorrei un altro lavoro. Uno che mi piacesse veramente. Uno che non vuoi mai andare via dall’ufficio. O almeno, uno che mi permettesse di avere quei diritti minimi che abbiamo acquisito ormai da una quarantina d’anni. Uno che mi concedesse le vacanze quando voglio io. Perché i diritti non ce li abbiamo, ma i doveri… tutti, eh!
Poi hanno pure aumentato la mensa. Praticamente per lavorare mi toccherà chiedere un prestito.
Ma, dal momento che in Italia non è più come quando anche chi riusciva solo a fare la O col bicchiere trovava un lavoro, bisogna ingegnarsi. Quindi ho pensato: sono laureata in Ingegneria per l’Ambiente e il Territorio (che però sta a Ingegneria come Scienze della Comunicazione sta alle lauree umanistiche, senza offesa per gli scienziati delle comunicazioni, perché lo dice un ingegnere delle merendine), c’ho un master e lavoro da più di quattro anni, cosa mai potrei fare?
L’ispirazione mi è venuta da una fonte inaspettata, ossia quando guardavo il TG1 (vedere il TG1 oggi è come cercare su internet quelle notizie che nemmeno dal parrucchiere mentre ti fai la permanente), della qual cosa mi vergogno assai, ma tant’è…
Dunque l’unica risposta possibile è… rullo di tamburi… la fidanzata a pagamento. Quella che presenti ai tuoi genitori mentre, al massimo, le sfiori la mano.
Si accettano candidature. Astenersi perditempo.

giovedì 27 gennaio 2011

Quando affancularti gli occhi

Mentre ieri tornavo dalla mensa – che, con la sua pasta coi broccoli, mi ha amaramente “ricordato che non siamo in Matrix” – pensavo. E be’, pensavo, dovrei scrivere qualcosa sul blog. Solo che mi sono ricordata che, non so dove, ho letto che “Un bevitore d’acqua non scrive mai nulla di bello”. E io invece sono – purtroppo – una che la bibita più simile a qualcosa di alcolico che beve è la Coca Cola, che, comunque, mi fa lacrimare gli occhi. Che la cosa più temeraria che ho fatto è stata tagliarmi la frangetta (un drammatico errore). Che se mangio il gelato di corsa mi viene mal di testa. Poi ho pensato che, però, puoi scrivere pure una cosa semplice. Basta che la scrivi bene. In realtà quello che c’avevo in mente era qualcosa di ben preciso: pensavo a un post, questo, di uno dei miei blog preferiti che leggevo qualche giorno fa. Che dice:

E quindi la prima consapevolezza del 2011 e’ la seguente: sono italiano, quindi le italiane sono inevitabilmente le piu’ belle. Ci metto dentro tutte, anche le culone che pensano “Io No di sicuro”. Tutte.
Sono gli occhi a fare la differenza. Perche’ in fondo e’ giusto che siano gli stessi occhi (o lo stesso tipo di occhi) delle bambine che ti circondavano sui banchi delle elementari. Gli occhi che ti erano attorno mentre crescevi.

E be’, insomma, fosse stato un complimento esplicito non avrebbe saputo essere più poetico.
Fosse vero, pensavo, potrei trasferirmi in uno dei tanti Paesi civili, che, com’è noto, hanno un clima dove i surgelati non hanno bisogno di congelatore. Fosse vero, potrei finalmente andare in giro col pile peloso che non ho mai osato indossare e nessuno ci baderebbe, perché guarderebbero solo i miei occhi. Basterebbe solo trovare un posto con tanti italiani.
Per la cronaca, il post dice anche:

Poi certo le italiane sono in assoluto le piu’ rompicoglioni del pianeta. Pero’, di nuovo: e’ un rompicoglionimento che conosciamo bene. Sappiamo come funziona, sappiamo quando intervenire e quando invece affanculare.

Ma questa è un’altra storia.

sabato 22 gennaio 2011

È davvero tutto il mondo che va a puttane?

Il problema è che imparo ciò che tu mi insegni. Se mi insegni, fin da piccola, che devo portare un burqa per nascondere i capelli, preservando la mia purezza per un uomo che mi picchierà, e che sarà legittimato a farlo, rimarrò casta per l’uomo che mi picchierà. Se mi insegni che devo morire per la mia religione, perché quando sarò morto avrò uno stuolo di vergini pronte a compiacermi in paradiso, morirò credendo di aver combattuto per la cosa giusta. Se mi insegni che posso arrivare dove voglio, come voglio e quando voglio in cambio di favori, distribuirò i miei favori. Se mi insegni solo a sculettare, perché mi fai credere che il culo sia l’unica parte di me degna di essere mostrata, mostrerò solo il culo. È questo il problema. Non è che un vecchio, tra le propria mura domestiche, paghi donne disinibite per prestazioni sessuali. Quello a me non interessa. Neanche se è il Presidente del Consiglio. Il problema è che tu dovresti essere un modello. E, come tale, devi essere migliore di me. Devi insegnarmi ad amare parole, non cose. Nemmeno se quelle cose sono di Vuitton. Devi insegnarmi ad amare la poesia, perché siamo un “popolo di poeti”. Devi insegnarmi ad amare la cultura, perché è di quella che posso, se voglio, campare. Devi insegnarmi a pensare con la mia testa, perché è questo che intendiamo da quando diciamo che “oltre le gambe c’è di più”. Perché ci sono altre donne. Che se sentono l’intervista di una che dice che qualcuno le ha dato 1000 euro per fare shopping in cambio di qualcosa che vale di più di un occhio della testa – ma che proprio occhio non è – s’incazzano. Perché, loro, per guadagnarsi 1000 euro ci mettono un mese.

martedì 18 gennaio 2011

A Cinderellissima story

A tutti quelli che stanno leggendo il mio blog per la prima volta: per favore, datemi un’altra possibilità. Oggi sto male. E, forte di questa condizione sofferente, spero che tutto quello che dirò non verrà usato contro di me.
Come sempre quando sto male, passo giornate intere inebetita davanti allo schermo a vedere serie televisive che neanche la più ottusa delle adolescenti, così che possano venirmi occhiaie castane, ché il tono su tono coi miei capelli ci sta bene.
Be’, insomma, ne sto guardando una di quelle in cui il più povero c’ha aragoste e astici nell’acquario di Louis Vuitton. Quelle in cui ti confondi tra la madre e la figlia. Fondamentalmente perché c’hanno la stessa età, madre e figlia, che è poi la tua, sebbene abbiano la pretesa d’essere diciassettenni. Che poi mica lo so perché li guardo, ‘sti telefilm: tutto il tempo a comprarsi borse e vestiti, arrivano alla boutique con la limousine, parlano di smalti, vanno col ragazzo della migliore amica, litigano a morte e naturalmente dieci minuti dopo sono diventate di nuovo sorelle di sangue. In vacanza solo a Parigi dove chi è che non incontra il principe di Monaco che le invita ad un incontro galante? E chi è che non indossa una scarpa Vivier che gli regala come ricordo? Cenerentola no di certo perché la sua di cristallo costava meno. Ma soprattutto, perché indossano Prada tacco 12 quando stanno a casa con la febbre?! Oh, ma dico, mica dovete aprire al postino caruccio! (Questa è un’altra storia, che prima o poi vi spiegherò).
Guardo loro. Poi mi guardo e vedo solo la vestaglia rosa di Hello Kitty.

lunedì 17 gennaio 2011

Mi è semblato di vedele un romulano


Nonostante molti abbiano potuto credere che difficilmente potesse esistere un personaggio come Sheldon Cooper, il fisico teorico super-secchione e super-nerd di The Big Bang theory, ebbene quelle persone dovrebbero essere informate che l’organismo umano (non geneticamente modificato) più simile a lui sono io, a meno dei due PhD e solo negli aspetti più fastidiosi (fortunella). E questo per una serie di validi motivi, che vi elenco di seguito, corredati, come nella migliore tradizione scientifica, di riferimenti bibliografici. In ordine. Non saprei concepire altro modo.
  1. Mi servirebbe il cartello “sarcasmo” ogni volta che qualcuno lo usa [1x02].
  2. Tendo a considerare un “vortice mutevole di entropia” un posto disordinato. Infatti, ho la mania di ordinare, organizzare, catalogare ed etichettare il mondo che mi circonda [1x02].
  3. Penso spesso che la gravità sia una “puttana senza cuore”, per ovvi motivi [1x02].
  4. Adoro mascherarmi [1x06].
  5. Se avessi un piega-maglietta lo userei [2x01].
  6. Sono consapevole che non siamo in Matrix per via del cibo della mensa [2x02].
  7. Gli aspetti più significativi della mia vita sono il mio sonno e il mio lavoro [2x03].
  8. Adotterò la tecnica dei tre strike (“una metafora sportiva”) per allontanare dalla cerchia delle mie amicizie chiunque osi mandarmi e-mail umoristiche, specialmente catene [2x07]. Per la precisione, volevo aggiungere che Sheldon è anche troppo tenero, poiché, nel mio caso, ho già depennato tutti quelli che mi hanno inviato Farmville.
  9. Ritengo che le scienze sociali siano in gran parte delle sciocchezze [2x13].
  10. Non bevo caffè [2x17].
  11. Tendo ad ottimizzare qualunque processo [2x17].
  12. Ho una conoscenza basilare delle cose importanti dell’universo. E, tanto per la cronaca, so chi sono i Radiohead [2x17].
  13. I cambiamenti mi spaventano [2x19].
  14. Spesso non so come funziona il protocollo sociale [2x19].
  15. Prediligo i luoghi chiusi [2x23].
  16. Non sono a mio agio col freddo [2x23].
  17. Possiedo un udito vulcaniano [3x01].
  18. Ritengo che l’unico modo comprensibile per simulare uno smile di “due punti-d maiuscola” sia ruotare la testa di 90° [3x01].
  19. Sono odiosa e insopportabile [3x03].
  20. Difficilmente ammetto di non avere ragione [3x04].
  21. Non dormo se vedo un film dell’orrore [4x07].
  22. Sono completamente astemia [4x07].
  23. Vorrei chiedere molto più spesso di quanto già non faccia: «Puoi essere più specifico?» (vabbe’, questa era della madre nevrotica di Leonard, ma mi sembrava significativa).

L’unica cosa sulla quale dissento riguarda gli ingegneri: non è vero che sono “Umpa Lumpa della scienza”....................................................................................BAZINGA!!!

mercoledì 12 gennaio 2011

La Casa Verde

Quella che potrebbe sembrare, di primo acchito, una confusione narrativa, è in realtà uno splendido romanzo. L’ultimo di Vargas Llosa, premio Nobel per la letteratura dell’anno appena passato, che ho letto.
Anche se non credo che la trama sia la parte fondamentale di un libro (anche se per alcuni – e nel senso di persone e in quello di libri – forse lo è), non vi svelerò quella della Casa Verde perché credo che il piacere della lettura consista in parte, ma in questo caso specialmente, nello scoprirla per godere appieno della bellezza del racconto.
La vicenda è ambientata in Perù, patria amata e, al tempo stesso, odiata dell’autore, ma in luoghi e tempi diversi che procedono spesso parallelamente, spesso invece consecutivamente per poi arrivare ad incontrarsi. Due località: Piura, al nord del paese, quasi al confine con l’Ecuador, e Santa María de Nieva, nel cuore dell’Amazzonia. Luoghi lontanissimi. E, forse anche un po’ per questo, affascinanti. L’elemento che li lega è la Casa Verde, la casa della perdizione per un verso, dello svago (a volte proibito) dall’altro.
Tempo e spazio sono continuamente dilatati e poi di nuovo ristretti. Un singhiozzo. E una nuova forma di linguaggio: un flusso di coscienza, diverso da quello di Faulkner e da quello di Joyce, misto a una narrazione più lineare.
Ma La Casa Verde non è solo questo. È anche una meravigliosa storia di coercizione a una civilizzazione non anelata, pretesa da chi, allo scopo di inseguire un fine ultimo più alto, crede di fare del bene.
Bellissimo.

venerdì 7 gennaio 2011

A letto col vampiro?

«Magari!», esclamerebbe chiunque abbia buttato un occhio sui protagonisti di The vampire diaries. Non io, naturalmente. Io non lo direi mai! Infatti, non scriverei mai un post da quindicenne su una serie televisiva che parla di vampiri e vampire, che vanno taaaaaaaaaaaaanto di moda! No, no, io proprio no! È che non sono stata minimamente ammaliata dalle atmosfere cupe, dagli intrighi, dagli scontri, ma soprattutto dai due interpreti principali, i fratelli vampiri belli belli belli in modo assurdo.
Una serie del genere non sarebbe credibile: seducenti vampiri perennemente in giacca di pelle, avvenenti vampire talmente emaciate da credere che sia plausibile che si nutrano di solo sangue. Senza dubbio una serie da femmina, tanto per tornare all’annosa questione dei telefilm da femmina e da maschio (“di baciare” o “di menare”, per capirci). Ma no, dai, nessuna di noi subirebbe il fascino di un bel tenebroso che manterrà il suo aspetto eternamente uguale (e con esso il suo lato B), non invecchierà mai e – presumo – si sveglierà per sempre con l’alito che profuma di mughetto. Nessuna. Infatti vi consiglio di non guardarlo, eh.
 
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