lunedì 30 gennaio 2012

Anche la ruota quadrata gira

Dopo la chiusura di Megavideo e Megaupload, la notizia più inquietante del palinsesto televisivo – non potendo più io guardare Real Time, scomparso in un’altra sconosciuta linea temporale – riguarda il Fantabosco.
In seguito agli innumerevoli rimpiazzi che si sono susseguiti negli anni, è scomparso ora anche re Quercia. Principe Giglio (la cui capigliatura ricci-stoppacciosi batte di gran lunga quella piastrata) e consorte sono diventati rispettivamente re e regina. Solo che adesso il nome di principessa Odessa non fa più rima.
Ricordo ancora Tonio Cartonio. Una carriera onorevole di ben sei stagioni per essere poi sostituito da un più giovane Milo Cotogno che, coi suoi occhi acuti e penetranti, conquistò subito Fata Lina.
Non valsero a nulla le sostanze psicotrope che ingerì per amore della fiction.
Ma, accipigna, la ruota gira anche se è quadrata, cari amici, e, sebbene qualche potente l’avesse silurato per le sue palesi tendenze omosessuali, Tonio Cartonio è stato reclamato a gran voce dal suo pubblico. Oggi, con orgoglio, viene annunciata la sua reintegrazione a pieno titolo nel cast.
Forza Tonio!

domenica 29 gennaio 2012

Senza parole

sabato 28 gennaio 2012

Cosmo Pavone dove sei?

Cosmo Pavone, Cosmo Pavone dove sei? Qualcuno di voi l’ha visto?
E te credo che non l’ha visto nessuno, co’ ’sto freddo.

Ma, in questa triste e polare giornata, a beneficio di molte donne, svelerò quella che senza dubbio alcuno si è rivelata la più grande scoperta dall’invenzione della borsa dell’acqua calda: le calze-infiniti-denari recentemente distribuite al grande pubblico da Pompea.
Spiego meglio: morbido pile all’interno, microfibra 100% all’esterno per nascondere quella che, sì, certamente è la tomba della sensualità, non solo perché ti fa sembrare un palombaro con le gambe da calciatore, ma che incontrovertibilmente si rivela un’arma efficiente contro il gelo che d’inverno entra tra te e i jeans (la spiegazione fisica del fenomeno è oggetto di studio da molto tempo presso numerosi istituti di ricerca con cui, con ogni probabilità, gli stessi verranno candidati all’IgNobel).
Nel frattempo, a parte Voglia Di Uscire Saltame Addosso, tante soddisfazioni:
- Ho orgogliosamente superato pagina 371 di Infinite Jest.
- Faccio immense ricerche che spero possano portare da qualche parte.
- Ho comprato il Kindle, che non uso mai perché preferisco il libro (gli ingeneri, si sa, sono contrari a qualunque passo avanti della tecnologia).
Per il resto, i pupi stanno bene, grazie.

domenica 22 gennaio 2012

Vedi alla voce: amore

Vedi alla voce: amore racconta un presente che scopre e poi rammenta una storia passata, il cui sbiadito ricordo riaffiora oggi – spesso – solo sui banchi di scuola, per non scordare l’orrore di ciò che «l’uomo ha fatto all’uomo». Racconta di luoghi dove, come diceva Primo Levi in Se questo è un uomo, «non c’è perché», dove una massa d’individui, curva e grigia, dice “domani mattina”, perché “mai” non esiste. Racconta dell’Olocausto, in un susseguirsi di eventi comici e drammatici, senza quasi nominarlo.
Ed è un racconto a più di una voce, questo bel romanzo di David Grossman. La prima è quella sgrammaticata di un bambino a cui viene affidato il compito di scoprire il senso dell’eccidio, che si insinua artatamente nella sua coscienza. Un bambino che, attraverso un ingenuo flusso di coscienza, conduce esperimenti per risvegliare la “belva nazista”, riproducendo in piccolo ciò che in grande verrà fatto ad altre vite, stavolta umane. Che è terrorizzato al solo pronunciare il nome di “Quel Paese Lì”.
Quel bambino vivrà nella spasmodica ricerca di qualcosa che non gli consentirà di godere appieno della sua esistenza: diventerà dunque un uomo “sempre in guerra”, a cui diranno «Non dire: vedi alla voce: Amore, Shlomik! Ma ama!». Così, le sue vicende si intrecceranno, prima, con la grottesca trasformazione in pesce di Bruno Shulz, di cui cercherà un libro forse mai scritto e, poi, con quelle di suo nonno, ebreo immortale in un lager nazista che racconterà al suo aguzzino le storie dei Ragazzi di Cuore. A uno di essi sarà dedicata l’“enciclopedia” finale.
Diversi tempi, diversi stili narrativi in un unico impianto dove anche gli elementi prendono voce. Un romanzo che parla, con un tono inconsueto, di qualcosa di cui è necessario parlare per non dimenticare.
 
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