mercoledì 17 marzo 2010

Basta che funzioni

Sapete quando tutto vi appare chiaro e capite come sarà il vostro futuro?
Be’, io l’ho capito guardando questo film: sono assolutamente sicura che da vecchia sarò come il protagonista di Basta che funzioni.
Boris è un fisico in pensione, borioso e intollerante, costantemente attento a denigrare chiunque gli si faccia davanti e a soddisfare le sue paranoie cantando «Tanti auguri a te» per scacciare i germi quando si lava le mani.
In una New York dove Dio è solo un gay arredatore, tutto può accadere e infatti Boris accoglie in casa sua Melody, bionda ochetta del Sud, scappata di casa: i giorni diventeranno settimane, le settimane mesi e i mesi… matrimonio! Eh, sì, perché, per il potere del contrappasso, Boris sposerà una che non riesce nemmeno a capire che mestiere fa suo marito («…per poco non sono stato candidato per il premio Nobel», «E per che cosa? Miglior film?»). Il tutto condito da una di lei madre che, da bigotta campagnola, diventerà una raffinata artista, pienamente soddisfatta dal ménage à trois con i suoi due amanti e un di lei padre che svelerà al mondo, ma soprattutto a sé stesso, la sua finora nascosta omosessualità.
Chiedo venia, ma non avevo mai visto un film di Woody Allen e l’ho trovato semplicemente geniale, soprattutto perché non sono mai riuscita a spiegare cosa fosse l’entropia a uno che non avesse studiato fisica generale, allora lo lascio fare a lui: sostiene che sia «il perché non si riesce a rimettere il dentifricio nel tubo». Dubito che qualcun altro avrebbe saputo dirlo meglio.

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