venerdì 19 marzo 2010

Il Bel Paese

Eravamo il paese di Dante Alighieri, Leonardo da Vinci, Luigi Pirandello. Eravamo, cioè, il paese delle eccellenze in tutti i campi: arte, letteratura, cultura in generale. Oggi siamo quello dove i laureati non solo non riescono a trovare lavoro, ma se ne trovano uno con contratto a progetto, senza ferie, senza malattia e senza diritti, sono fortunati.
Ma dove è cominciato il nostro degrado? Io credo che dovremmo ragionare sul passato e sul presente.
Un tempo la cultura aveva un significato. La cultura intesa, da noi, addirittura come musica: a Sanremo c’era Luigi Tenco, oggi c’è Marco Carta.
Il premio Strega lo vincevano Cesare Pavese, Alberto Moravia, Elsa Morante, Dino Buzzati, Umberto Eco. Oggi lo vince la Mazzantini.
I film li facevamo fare a Fellini, oggi a Moccia.
I grandi giornalisti se ne sono andati. Indro Montanelli, che dirigeva Il Giornale, è morto. È morto pure Enzo Biagi che tutti i giorni, dopo il TG1, conduceva Il Fatto. Ora, al suo posto, c’è il gioco dei pacchi.
Ma la cosa più disastrosa di tutte è la nostra scandalosa classe politica.
La sinistra non esiste più e oggi, per sentire concetti che la richiamano, dobbiamo ascoltare Fini. D’altra parte, quando era al governo, lo aveva fatto cadere per colpa dell’Udeur. Ed è tutto dire.
La destra, poi, è indecorosa. Ci ha fatto diventare la nazione dove il ministro della Giustizia vede bocciato il lodo Alfano da lui proposto, ma non si dimette. Dove i processi devono essere brevi, ma solo per chi c’ha i soldi. Dove il presidente del Consiglio ha una decina di capi d’accusa. Il paese che ha comprato circa 24.000.000 di vaccini contro l’influenza H1N1 (ne sono avanzati, pensate, solo 23.200.000) e che per convincere gli italiani a farselo fare ha scomodato pure Topo Gigio. Vabbe’, tanto con lo scudo fiscale ce lo possiamo permettere.
Se guardiamo al futuro, purtroppo, non siamo messi meglio. Ma, cari amici, la crisi è finita, non vene siete accorti? Siamo in ripresa, il Pil sale, il debito pubblico scende…
Intanto, però, vogliamo che comandi la Lega. Vogliamo che a raccogliere i pomodori ci vadano gli altri e non noi: per tutelarci, comunque, (o per favorire l’integrazione, come dice la Gelmini?) vogliamo mettere un tetto sul numero di immigrati nelle classi delle scuole elementari.
Vogliamo dedicare una via a Bettino Craxi, dimenticandoci, per un attimo, che era latitante a Hammamet.
Vogliamo ritornare alla tanto cara immunità parlamentare, per dire che la legge è uguale per tutti, ma per qualcuno un po’ di più. Bisognerebbe, però, spiegare al Premier e alla sua coalizione che, come era stata concepita inizialmente, era stata abolita per via degli scandali di Tangentopoli.
Vogliamo pure riformare la Costituzione. E va bene, facciamolo. Sì, ma non per dire che l’immunità parlamentare è cosa buona e giusta. Al contrario, per dire che chi ci governa deve essere candido come un gatto albino; che i delinquenti, chiunque essi siano, devono andare in galera; che le vie d’Italia devono portare il nome di grandi personaggi; che la sinistra deve tornare a fare la sinistra; che gli italiani non sono un popolo di xenofobi come vorrebbero farci credere; che vogliamo vedere trasmissioni televisive che abbiano da dire di più di quello che vogliono dire un gruppo di oche in costume e di maschi depilati sul trono; che i giornali devono fare informazione e basta, lasciando da parte i loro commenti se sono faziosi; che chi non vuole vedere Natale sul Nilo non deve essere la minoranza; che non vogliamo essere giudicati come mafiosi.
Non vogliamo lasciare il nostro paese, perché è bello e ci piace, ma non fateci vergognare di essere italiani.

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