Visualizzazione post con etichetta Pretty posts in pink. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Pretty posts in pink. Mostra tutti i post

giovedì 23 agosto 2012

Fighe Domani

È successo. Dopo la rivoluzione sessuale, dopo la guerra dei Roses, dopo che Jessica Alba ha fatto Flipper e è ancora bella, dopo la reunion delle Spice Girls, nasce Fighe Domani, un movimento consapevole di donne che vogliono diventare fighe e toniche (il manifesto qui). Per uscire fuori dal tunnel.
Figa Domani è chi oggi guarda le trasmissioni sui prodotti dimagranti e piange al before/after.
Figa Domani è chi vorrebbe essere Pretty woman ma somiglia a Ugly Betty.
Figa Domani è chi si sente in colpa e la Nutella la mangia solo con le fette biscottate integrali.

Quindi.
Mai più con: il nero che sfina, il tacco che alza, il reggiseno che sostiene. Nel bidone nero i vestiti premaman anche se te li sei comprati quando non eri incinta.

Perché quando saremo toniche sarà meglio che mangiare l’insalata di Sally di Harry, ti presento Sally.
Perché mai più a pranzo un panino e ora non ci vedo più dalla fame.
Perché entrerà tutto nel bagaglio a mano.
Perché da domani: astenersi perditempo.
Perché il nostro culo sarà un’istigazione a delinquere.
Perché non sarai più l’amica della Figa Oggi che sta col più bello della scuola (tanto al massimo diventa tronista).
Perché noi varremo (cit.).

venerdì 27 luglio 2012

Alcune, semplici, regole per gli uomini


  • Giura solennemente di dire la verità, tutta la verità, nient’altro che la verità.
  • Ma: ogni cosa dirai potrà essere usata contro di te.
  • Non sei colpevole fino a prova contraria. Ma la prova la decido io.
  • Non chiederti «petto o coscia?» a meno che tu non sia il Babbo Natale di Quattro salti in padella Findus.
  • Dopo i trenta, io compio trent’anni.
  • Le scarpe che compro sono sempre troppo poche.
  • Nessuno può mettere Baby in un angolo.
  • Il ragazzo non si applica.
  • Credevo che fossi diverso.
  • Se ho il ciclo: «Alza le mani e allontanati molto lentamente.»
  • Puoi guardare tutte le donne a tette al vento che vuoi, purché non mi disturbi mentre prendo il sole.
  • Non sporcare: il gatto non lo fa. E tu sei dotato di braccia e pollice opponibile.
  • Sforzati di ricordare. Le battute dei film non valgono.
  • Ogni mia domanda esige una risposta. Puoi compare una vocale.
  • Se ti chiedo: «Sono grassa?» devi rispondere: «No». Tu invece hai la pancia.
  • Tanto, alla fine, è colpa tua.

martedì 29 maggio 2012

Ma io boh


Tre domande tre ai peggiori look del Bafta 2012 riportati da Vanity Fair.

 

 

Nell’ordine.

- Ora tu, Olivia Grant, sconosciuta ai più, non puoi indossare a un premio (più o meno) prestigioso un vestito che manco Susanna Camusso alle riunioni sindacali, no?
- Louise Redknapp: sicuramente sei più alta di 1,70 m [quindi, te e quelle come te: crepate] e porti una 36 [soffrendo]. Ti puoi presentare come se stessi andando alla Conad a comprare i bastoncini Findus?
- Emily Watson: fai parte di un’istallazione neorealista, cioè della tappezzeria, sei un appendiabiti o davvero hai indossato quella stola fluo vedo-non vedo (sommando ciò che di peggiore c’è stato negli anni ’90)?

Prendete esempio da Carla di Ma come ti vesti? Almeno lei ci fa credere che davvero esista gente che a casa non si mette il pile.

sabato 21 aprile 2012

Sondaggio

E insomma esce il nuovo numero di LSC Mag (che potete trovare nelle migliori – leggasi: quelle di cui conosciamo i proprietari – librerie di Roma e del Lazio).
E insomma mi hanno chiesto una foto, ché quella della volta scorsa nemmeno sotto tortura riproporrei.
E insomma mi devo fare una foto simpatica che faccia capire agli utenti che quello che scrivo per la meravigliosa e imperdibile rubrica Mente Cattiva non ha lo stesso tono del resto della rivista, sennò col cavolo che uscirebbe un altro numero.
Io pensavo a una parodia di Arancia meccanica o magari qualcosa con una mela – rossa, ovviamente (in bocca come il maialino?).
Avete qualche altra brillante idea? Magari qualcuna che non preveda una mise che voglia che io rimanga single per sempre (come le ballerine).
Valutatela anche alla luce del fatto che Antonio Banderas è il nuovo testimonial Mulino Bianco. Ma ricordatevi che la telecamera ingrassa.

domenica 8 aprile 2012

Perdona loro perché hanno peccato


Sì, sì, vabbe’, buona Pasqua. Ma parliamo di cose serie. Come al solito il problema maggiore di questo periodo sono le scarpe: troppo caldo per gli stivali, troppo freddo per i sandali. E non dite ballerine – con le quali camminare è simpatico come le emorroidi al primo appuntamento – che, si sa, vorrebbero che tu rimanessi sola per sempre (perdona loro che le indossano perché hanno peccato).
Insomma, io che sono alta come un nano da giardino devo rimediare agli errori della natura e, laddove quella non arriva, arriva il tacco, meglio se 12, ché io quel mezzo tacco da suora laica, proprio no, no grazie.
E nemmeno il mocasso da studente di Fisica, eh.
Se cercate su Google “scarpe di mezza stagione”, le prime che vi appariranno sono queste:

Ma io rispondo a gran voce No, nemmeno se dovessi andare scalza su un tappeto di chiodi e vetro.
Quindi per favore, per favore aiutatemi, voglio sopravvivere a questo:





sabato 28 gennaio 2012

Cosmo Pavone dove sei?

Cosmo Pavone, Cosmo Pavone dove sei? Qualcuno di voi l’ha visto?
E te credo che non l’ha visto nessuno, co’ ’sto freddo.

Ma, in questa triste e polare giornata, a beneficio di molte donne, svelerò quella che senza dubbio alcuno si è rivelata la più grande scoperta dall’invenzione della borsa dell’acqua calda: le calze-infiniti-denari recentemente distribuite al grande pubblico da Pompea.
Spiego meglio: morbido pile all’interno, microfibra 100% all’esterno per nascondere quella che, sì, certamente è la tomba della sensualità, non solo perché ti fa sembrare un palombaro con le gambe da calciatore, ma che incontrovertibilmente si rivela un’arma efficiente contro il gelo che d’inverno entra tra te e i jeans (la spiegazione fisica del fenomeno è oggetto di studio da molto tempo presso numerosi istituti di ricerca con cui, con ogni probabilità, gli stessi verranno candidati all’IgNobel).
Nel frattempo, a parte Voglia Di Uscire Saltame Addosso, tante soddisfazioni:
- Ho orgogliosamente superato pagina 371 di Infinite Jest.
- Faccio immense ricerche che spero possano portare da qualche parte.
- Ho comprato il Kindle, che non uso mai perché preferisco il libro (gli ingeneri, si sa, sono contrari a qualunque passo avanti della tecnologia).
Per il resto, i pupi stanno bene, grazie.

lunedì 3 ottobre 2011

Benede’, co’ ’sto callo

Dopo la rassicurante notizia del Papa che ci ha confermato l’esistenza degli angeli (Benede’, co’ ’sto callo), senza la quale mai mi sarei ieri recata all’outlet, ho comprato un paio di scarpe fantastiche e completamente imbottite di pelliccia per cui so già che Ciro e mia sorella non smetteranno di smerdarmi per il resto dei miei giorni. Ma sono felice perché so che, essendo la pelliccia finta, più finta delle labbra di Moira Orfei, mi proteggeranno (certo più dell’angelo custode) dal freddo inverno che malauguratamente verrà.
E ho visto pure una puntata di Paint your life in cui Barbara faceva qualcosa di carino. Cosa voglio di più dalla vita? Eh, non lo posso dire qui, ma “Un Lucano” non è la risposta giusta.

domenica 11 settembre 2011

Sephorà che solà


Poiché i nostri discorsi ormai, con l’età che avanza, tendono sempre più a orientarsi verso gli inestetismi della pelle e come curarli, anche se i miracoli non esistono ma la cellulite è una malattia e quindi “la vedo, la sento, la curo”, ci troviamo a parlare sempre meno di scarpe e sempre più di prodotti di bellezza.
Quindi. Vorrei oggi rivolgermi alle utenti ancora giovani che si troveranno per caso a passare di qua, per dare loro qualche prezioso consiglio (per noi oramai è tardi).
Ragazze, so che forse molte di voi si staranno chiedendo come fare a diventare più belle per sposare un calciatore e fare un sacco di soldi senza lavorare – Dio volesse che potessi farlo anch’io, un giorno –. Non troverete qui la risposta perché non la so, ma so cosa non dovreste fare: entrare da Sephora. Ma soprattutto, non comprare mai i seguenti prodotti (che io naturalmente ho comprato).
* Crema fluida idratante di tale Josè Eisenberg – che non è quello del principio di indeterminazione che infatti si scrive con l’acca davanti – che, spacciata per antirughe, non solo non funziona, ma costa pure 52 euri.
* Ciglia finte di Make Up For Ever, per la modica cifra di 17,50 euri. Andate da Kiko e le pagate un quarto.
* Shampoo per capelli colorati di Fekkai: 236 ml per soli 25 euro. Quindi, se la matematica non è un’opinione, ben 1 euro ogni 10 ml circa. L’argento fuso probabilmente costerebbe meno.
* Frizz-Ease dream curls styling spray di John Frieda. Lo trovate anche da Acqua&Sapone.  
Infine: anche la storia della Carta Fedeltà è una sòla. Non è vero che dopo tre passaggi in cassa ti fanno lo sconto del 10%. E non so nemmeno se te lo faranno mai: io c’ho la carta black e ancora non è successo niente.

venerdì 29 aprile 2011

Ma come ti vesti?

Lasciamo per un attimo la profondità dell’animo che sempre fa da sfondo alle note di questo blog (teniamocela buona per il Regno dei Cieli), ché adesso parliamo di scarpe.
Addentriamoci, quindi, nei meandri del buongusto parlando di Ma come ti vesti?, l’unica trasmissione degna di questo nome in onda su Real Time. (Eh, sì, il digitale terrestre è la tomba della televisione. E della pazienza, ché se vedi il TG e subito dopo dei culi nudi pensi che stiano parlando dei festini del Premier, invece è solo un cambio repentino di frequenza).
Dunque, funziona così. Enzo e Carla, i conduttori superstilosi che fanno 20 chili in due bagnati, rivestono da capo a piedi la solita sfigata – che, ad esempio, potrei essere io – dopo aver passato in rassegna il suo guardaroba da cui “fanno capolino tristezza e mestizia”, la quale indossa, prima della mutazione in farfalla, “maglioncini mortificanti” con un look “misto fra una suora laica e una segretaria depressa”. (Se pensate che non potreste essere voi, riflettere su ciò che la vittima afferma abitualmente: «Ho sempre pensato di vestirmi bene!», seguita dalla risposta dei consulenti modaioli che è abitualmente: «E hai sempre sbagliato!»). Alla fine, da brutto anatroccolo, lei si trasforma in cigno, correndo nel tramonto tra le braccia dei congiunti che annuiscono compiaciuti.
Dopo un attento studio, cara amica, ho deciso di elargirti alcuni consigli, data la nota bontà d’animo che mi contraddistingue, soprattutto ora che io e te, che rispettivamente scriviamo e leggiamo il mio blog, abbiamo perso il pollice rosa della nostra make-uppara preferita, unico vaso griffato in mezzo a tanti vasi cinesi. Quindi:
- Se sei alta “un metro e una sciocchezza”, non puoi mettere maglie lunghe, a meno che non indossi dei leggings.
- Abolisci dal tuo guardaroba il verde, perché “Chi si veste di verde a sua beltà si affida”.
- Brucia tutti i tuoi pantaloni militari, completi a righe e gonne optical. Potresti provocare, rispettivamente, le seguenti esclamazioni: «E quei pantaloni?! Vanno bene solo per distribuire il rancio!», «Ma che fa?! Prende l’ora d’aria?!» e «Sembra che tu stia andando a una gara di pattinaggio artistico!»
- Infine, sempre sempre sempre, aiutami a dire sempre, tacchi.
Per la cronaca, le espressioni tra virgolette sono di Enzo e Carla. Che poi, scusa, vuoi mettere, questi che dicono “shopper” al posto di “buste di plastica”, “aubergine” al posto di “color melanzana” e “suede” al posto di “scamosciato”?!
Li a-do-ro.

martedì 18 gennaio 2011

A Cinderellissima story

A tutti quelli che stanno leggendo il mio blog per la prima volta: per favore, datemi un’altra possibilità. Oggi sto male. E, forte di questa condizione sofferente, spero che tutto quello che dirò non verrà usato contro di me.
Come sempre quando sto male, passo giornate intere inebetita davanti allo schermo a vedere serie televisive che neanche la più ottusa delle adolescenti, così che possano venirmi occhiaie castane, ché il tono su tono coi miei capelli ci sta bene.
Be’, insomma, ne sto guardando una di quelle in cui il più povero c’ha aragoste e astici nell’acquario di Louis Vuitton. Quelle in cui ti confondi tra la madre e la figlia. Fondamentalmente perché c’hanno la stessa età, madre e figlia, che è poi la tua, sebbene abbiano la pretesa d’essere diciassettenni. Che poi mica lo so perché li guardo, ‘sti telefilm: tutto il tempo a comprarsi borse e vestiti, arrivano alla boutique con la limousine, parlano di smalti, vanno col ragazzo della migliore amica, litigano a morte e naturalmente dieci minuti dopo sono diventate di nuovo sorelle di sangue. In vacanza solo a Parigi dove chi è che non incontra il principe di Monaco che le invita ad un incontro galante? E chi è che non indossa una scarpa Vivier che gli regala come ricordo? Cenerentola no di certo perché la sua di cristallo costava meno. Ma soprattutto, perché indossano Prada tacco 12 quando stanno a casa con la febbre?! Oh, ma dico, mica dovete aprire al postino caruccio! (Questa è un’altra storia, che prima o poi vi spiegherò).
Guardo loro. Poi mi guardo e vedo solo la vestaglia rosa di Hello Kitty.

martedì 7 settembre 2010

Quella voglia di scarpe

“Scarpe, di merda, […] che costano, milioni […]
E pensare che tutto questo lo hanno deciso i ricchioni”

Non per contraddire Elio, ma le scarpe di merda non esistono più dagli anni ’90. Forse dai tempi dei mocassini di daino, che non portano più nemmeno gli studenti di matematica.
Oggi le scarpe che si vedono nei negozi sono tutte bellissime. Tutte che ci fanno sentire come quelle di Sex and the city, anche se intanto trasciniamo i piedi per casa con gli zoccoli del dottor Schulls invocando Dio affinché lanci la moda comoda (in una “valle verde”, infatti, ci camminano solo le pecore).
Sandali o stivali, ballerine o espadrillas, le scarpe sono la croce di tutte noi donne. E ancora, alte o basse, basse o alte, a noi donne piacciono tutte. Perché, sapete, la voglia di scarpe è un bisogno primordiale, un istinto atavico. E, comunque, è dai tempi di Cenerentola che sono un must. Ci sarà pure un motivo per cui i fratelli Grimm decisero che doveva perdere una scarpetta di cristallo (che poi era d’oro) e non un ventaglio per conquistare il principe, no?! E ci sarà pure un motivo per cui vogliamo sempre delle scarpe con un numero più piccolo, anche se ci serve il piede di porco per farcele entrare.
Come nel ballo delle debuttanti, l’introduzione di una donna in società viene giudicata dalle scarpe che indossa. Per questo, fin da piccole desideriamo le Lelli Kelly… siam Lelli Kelly le tue scarpine, oh yeah, siam Lelli Kelly le più carine, oh yeah… Perché sono rosa, sì, ma anche perché nel jingle c’è un messaggio subliminale che ci suggerisce: «Comprale per andare al mare, mica vorrai assomigliare a tua cugina con quegli orribili sandali da scoglio!».
Il problema è che ci piacciono quelle che fanno male solo a guardarle. Aborriamo le ballerine anti-sesso che, diciamocela tutta, non stanno bene nemmeno a Carlà.
Sì, insomma, i tacchi slanciano, fanno sembrare la gamba più lunga, rendono la camminata più sensuale, ma fanno pure venire le vesciche ai piedi. Personalmente scelgo la via del dolore perché, dalla mia statura da pigmeo basso, mi piace provare l’ebbrezza di superare il metro e sessanta, un’altezza dove l’acqua salata bolle prima per via della pressione, a cui quando salgo c’è uno sbalzo di temperatura tale da richiedere il golfino di lana. Sarà per questo che sento sempre freddo.
Eh sì, i tacchi ci piacciono troppo. E non importa se facciamo più fatica noi con un tacco 12 che Gesù Cristo quando portò a spalla la croce (lui al massimo c’aveva una scarpa alla schiava, che comunque ora vanno di moda). Per indossarli siamo disposte a fare magie. Infatti io vorrei essere una strega. Ma con le scarpe Manolo Blahnik! Magari blé.

sabato 17 aprile 2010

Torna a casa, Antonella!

Vabbe, lo so che è una trasmissione da casalinghe (senzoffesa, cheppalle, il termine “casalinghe” viene usato solo come stereotipo). Ché io, in quanto boriosa laureata che finge di essere un’impegnata lettrice di libri di qualità non dovrei nemmeno vedere La prova del cuoco perché superficiale, inconsistente, bla bla bla… Ed è pure vero che l’età media del cast è pari a quella dei degenti in un reparto ospedaliero di urologia, che si cantano con veemenza le canzoncine dello Zecchino d’Oro, che ci si chiede spesso come facciano i sommelier a trovare bouquet di fiori dappertutto, che l’inquietante presenza di Branco ottunde la mente di chi lo sta ascoltando. Ok, ma a me piace più di qualunque altra trasmissione televisiva, più degli evergreen come Quark, più di Per un pugno di libri, Annozero, Ballarò, Parla con me, Geo&Geo… insomma, più di tutte le altre. E naturalmente, come fan accanita, adoro l’Antonellona nazionale, che ho saputo tornerà presto ad allietare le nostre ormai magre giornate.
Ci hanno ingannato dicendoci che sarebbe rientrata dopo il parto e invece siamo restate a bocca asciutta come quando al bar vuoi il saccottino al cioccolato ed è rimasto solo il cornetto integrale. E ci siamo ritrovate con la Isoardi, usurpatrice del regno del fornello, che, è vero, in quanto a ciccia non scherza neppure lei, ma non eguaglierà mai la nostra amica pettoruta, la nostra conduttrice burrosa preferita, flagello della magrezza, nemica del ventre piatto, prosperosa sostenitrice dell’adiposità localizzata che era Antonella Clerici.
Con lei ho imparato quanto ci vuole a cuocere i broccoletti e cos’è un lecca pentola, con lei ho pianto tagliando la cipolla, con lei ho scoperto che le puntarelle in italiano si chiamano catalogna e come si fa a non far impazzire la maionese… insomma ho imparato tutta la teoria culinaria che la mia mente matematica ha saputo assimilare. Certo, sono ancora lontana dalla pratica, infatti mia sorella quando cuciniamo mi dice sempre (e solo) di imburrare la teglia, ma io non desisto.
Antonella, torna presto! Sono sicura che tu, come me, credi che se è possibile far parlare Vissani senza sottotitoli è anche possibile far tornare il povero Bigazzi anche se ci ha propinato la ricetta del gatto in salmì!

venerdì 19 marzo 2010

Quando arrivano gli “enta”

Ho compiuto da poco (diciamo poco, va’) 30 anni. Pe’ millesimo 31, direbbe mia nonna. Nonostante ciò, fino all’ultimo minuto del mio prossimo compleanno dirò che ne ho ancora 30. Eh sì, perché i 30 anni, per una donna, sono paragonabili ai 60. Infatti cominci a pensare che stai invecchiando.
Il dermatologo mi ha detto, cito testualmente: «Le donne a 16 anni cominciano ad invecchiare. Gli uomini, invece, diventano interessanti.»
In effetti io non ci avevo pensato dai tempi in cui, il giorno del mio 29esimo compleanno, mia sorella mi chiese: «Ma non festeggi?», «E perché dovrei festeggiare?», risposi io. «Perché sono gli ultimi “enti” che ti restano!». In più, la sua infelice rivelazione è stata corroborata dalla pubblicità di una nota marca di pannolini igienici che diceva: «Hai 30 anni e le prime perdite di urina?». Oddio.
Allora ripensi ai bei tempi andati, quando avevi la pelle di pesca e mo’ te va bene se te danno del kiwi. Quando d’estate, da adolescente, non ti mettevi i sandali e sudavi da cani con le Dr. Martens perché ti vergognavi dei tuoi piedi e adesso è di ben altro che ti devi vergognare… e purtroppo si estende su una superficie molto più ampia. Quando il tuo girovita era un “vitino di vespa”. Quando portavi alto lo stendardo dei mangiatori di mortadella e non ingrassavi di un etto e ora sei fortunata se non ingrassi di un chilo se mangi una caramella senza zucchero. Insomma, per farla breve, prima eri un Ferrero Roche… adesso sei solo un Mon Cheri che, si sa, rimane sempre nella scatola. Quelli sì, che erano bei tempi!
Ora che la voglia di Vuitton sale e quella delle borse di tela scende, ora che le maniglie dell’amore sono le uniche parti del tuo corpo ancora tornite, ora che per te la buccia d’arancia non è più quella con cui si fanno i canditi, ora che le tue occhiaie sono più profonde della fossa delle Marianne, ora che hai più punti neri di uno stuolo di coccinelle e che i tuoi capelli somigliano al pennacchio del cappello dei Carabinieri, devi pure combattere con la forza di gravità, tua acerrima nemica. E, come se non bastasse, si aggiunge a questo sfacelo anche la cara cellulite. Sì, vabbe’, devi usare le creme, farti i massaggi, fare tanta plin plin. Ma, se lo fai, siamo sicuri che se ne vada? No, perché io sono oramai cinque o sei mesi che m’incremo e bevo due litri d’acqua (rigorosamente naturale) al giorno, ma non mi sembra che la situazione sia cambiata un granché.
Ho quasi 31 anni, le vene varicose sono dietro l’angolo.

Donna è bello (?)

La figura della donna è stata da sempre deprecata, insultata, ridicolizzata e accusata.
In Italia abbiamo ottenuto il voto solo nel 1945, dall’altre parti circa una trentina di anni prima.
Tiresia, interrogato da Zeus e Era, disse che le donne, dei dieci piaceri dell’amore, ne provavano ben nove, mentre l’uomo uno solo. Ma che diavolo di donna era diventato?! E infatti poi va all’Inferno.
Le grandi donne passate alla storia lo sono sempre solo se associate a un grande uomo, ma, anche in questo caso, in negativo… pensate a Nora Joyce che non leggeva i libri del marito perché non li capiva.
Ma pensate anche alle donne come protagoniste della letteratura mondiale: la signora delle camelie era una traviata, Anna Karenina un’adultera, in Flatlandia Abbott ci dipinge come pericolosissimi punti.
Dante, poi, c’ha fatto nere. Si vede che un pochetto ce l’aveva con le donne. Mette Didone nel girone dei lussuriosi. Poveraccia! E vabbe’ che aveva promesso al marito che gli sarebbe stata fedele, ma cacchio… lui era morto! E poi s’era innamorata mica di uno qualunque, s’era innamorata di Enea… secondo me le sarebbe toccato almeno un limbo!
Pure Francesca (quella di Paolo) sta tra i lussuriosi, ma mica era una professionista come Semiramide, Elena e compagnia bella… l’è toccato uno storpio, e ci credo che era infedele!
Nemmeno in età antica ci salvavamo, pensate a Medea di Euripide che ammazza i figli, ma anche alla povera Eva della Bibbia.
Nel Medioevo se credevi un po’ all’oroscopo ti mandavano al rogo.
E pure ai giorni d’oggi non stiamo messe poi tanto meglio: Vargas Llosa, a proposito di donne, ne La zia Julia e lo scribacchino dice: «A cosa potevano servigli persone le cui migliori attitudini erano la fornicazione e la cucina?». Pure le serie comiche non ci risparmiano: è rimasta alla storia la famosa frase di Mr. Garrison in South Park sulle donne: «Mi dispiace, ma io non mi fido di una cosa che sanguina per cinque giorni e poi non muore.»
Naturalmente potrei continuare.

Ma ragazze, ci sono tante ragioni vantaggiose nell’essere donna. Su qualche sito internet ne ho trovate alcune, di cui vi riporto quelle più significative:
  • La nostra testa è un organo ben separato dal pube.
  • L’organo sessuale femminile è uno dei più efficaci strumenti di potere al mondo.
  • La casa di una donna single si distingue da una cuccia per cani.
  • Non puzziamo come un caprone se saltiamo un giorno la doccia.
  • Viviamo più a lungo.
  • Al ristorante ci servono per prime.
E questa notevole: 
  • Se lasciamo la tavoletta del water abbassata non è solo perché abbiamo fatto la cacca.
Ne voglio, però, aggiungere delle altre, per coloro le quali ancora non si sentissero abbastanza confortate:
  • Siamo brutte? Possiamo sempre rimediare agli errori di madre natura con qualche ritocco qua e là.
  • Siamo basse? Entriamo dappertutto e le gambe non ci si rattrappiscono viaggiando sul TAF.
  • Se le nostre occhiaie sono più profonde del Mar Morto, non importa: indossiamo una maglietta scollata e nessuno se ne accorgerà.
  • Possiamo andare in bicicletta senza il parapalle.
  • La nostra uretra è lunga solo pochi centimetri, quindi se ci devono mettere un catetere…
  • Possiamo piangere e ci diranno che siamo sensibili, non frocio.
  • Non dobbiamo cambiare le gomme della macchina se ci si bucano.
  • Possiamo essere lunatiche, almeno cinque giorni al mese, che poi diventano di più perché siamo nervose non solo quando abbiamo il ciclo, ma anche quando ci deve venire!... Hai visto, mio caro Mr. Garrison, che anche le sfortune possono essere girate a nostro favore?!
  • Possiamo fare più di una cosa alla volta.
  • Sappiamo vestirci da sole perché sappiamo abbinare i colori.
  • Ci ricordiamo cose che non sono solo battute dei film, ma soprattutto che risalgono a più di una settimana fa.
  • Possiamo dire “sì” quando intendiamo “no” e “no” quando intendiamo “sì”.
  • Possiamo utilizzare il pianto come arma di ricatto.
  • Sappiamo rispondere con qualcosa di più di un semplice monosillabo.
  • E infine… come diceva la pora Marge… siamo donne, possiamo portare rancore per sempre!
Quote rosa? Ma vaffanc**o! Non ne abbiamo mica bisogno!

La cioccolata non fa ingrassare se la mangi senza senso di colpa

Purtroppo io non sono un campione significativo. Mi piacciono tutti i tipi di dolci, soprattutto se sono grassi. Se poi c’è una certa quantità di zucchero aggiuntivo, meglio ancora.
Dolci della tradizione? Macché, io snobbo persino quelli. Ciambellini di magro, pizza di Pasqua, crostata della nonna… Non sono abbastanza saporiti. La torta al cioccolato, il tiramisù… mai soggetto ebbe nome più azzeccato… questi sì, che meritano rispetto!
E fin qui tutto bene perché, anche se calorici, potrebbero essere in un certo modo salubri, se fatti in casa. Ma dove le mettiamo le caramelle gommose del cinema il cui ingrediente meno chimico è l’acido glutammato E502K?
Fin da piccole, io e mia sorella siamo state abituate a mangiare, soprattutto dolci e schifezze, a qualunque ora del giorno. Praticamente, siamo come due Hobbit della Contea.
Il problema è che adesso l’età avanza e si fa sentire tutta. Le rughe cominciano a essere visibili, ma soprattutto il nemico di tutte le donne sta sopraggiungendo inesorabilmente: la cellulite.
Avoja tu a impacchettatte dentro la pellicola trasparente dopo essete intrujata ben bene co’ na mistura de fanghi. I miracoli non esistono.
E quando finalmente l’hai capito e passi a rimedi ancora più drastici, è l’inizio della fine.
Personalmente sono ricorsa all’acquisto di un aggeggio infernale: la Wii Fit. No, non la voglio chiamare IL Nintendo Wii. Continuerò a chiamarLA Wii Fit, perché, innanzi tutto, così me dà più confidenza perché me sembra de sta’ co’ un’amica e poi IO ME LA SO’ COMPRATA SOLO PE’ FA’ YOGA. C’avrò pure il diritto de chiamalla come me pare, dopo ave’ speso 350 euro, no?
Ho toccato il fondo quando ho tentato, e ci sono riuscita, di imbrogliarla facendo finta di correre (basta muovere il controller). Chiaramente, l’ho poi lasciata lì a marcire.
Alla fine mi sono detta che, per superare il problema, basta pensare positivo. Tutto dipende dal sistema di riferimento. Allora, come dice Stefania, la protagonista di uno dei miei film preferiti, Dillo con parole mie, basta pensare che:
  1. se non metti i vestiti per tanto tempo si rimpiccioliscono perché le fibre sono elastiche, la lana vuole tornare alla pecora e tutto si restringe;
  2. i dolci fanno dimagrire perché ti danno energia: più energia hai più ti metti in moto, più ti metti in moto più dimagrisci;
  3. la cioccolata non fa ingrassare se la mangi senza senso di colpa.
Al diavolo le diete, i fanghi, i vestiti neri, i jeans che sollevano.
Io rimango così come sono perché, per citare ancora Stefania, «Io vorrei essere leggera… è che proprio non ci riesco!». E vorrei aggiungere: in tutti i sensi.
 
Copyright 2009 diario di una mente cattiva. Powered by Blogger Blogger Templates create by Deluxe Templates. WP by Masterplan
Creative Commons License
This opera by http://diariodiunamentecattiva.blogspot.com/ is licensed under a Creative Commons Attribuzione-Non commerciale-Non opere derivate 2.5 Italia License.