martedì 7 settembre 2010

Quella voglia di scarpe

“Scarpe, di merda, […] che costano, milioni […]
E pensare che tutto questo lo hanno deciso i ricchioni”

Non per contraddire Elio, ma le scarpe di merda non esistono più dagli anni ’90. Forse dai tempi dei mocassini di daino, che non portano più nemmeno gli studenti di matematica.
Oggi le scarpe che si vedono nei negozi sono tutte bellissime. Tutte che ci fanno sentire come quelle di Sex and the city, anche se intanto trasciniamo i piedi per casa con gli zoccoli del dottor Schulls invocando Dio affinché lanci la moda comoda (in una “valle verde”, infatti, ci camminano solo le pecore).
Sandali o stivali, ballerine o espadrillas, le scarpe sono la croce di tutte noi donne. E ancora, alte o basse, basse o alte, a noi donne piacciono tutte. Perché, sapete, la voglia di scarpe è un bisogno primordiale, un istinto atavico. E, comunque, è dai tempi di Cenerentola che sono un must. Ci sarà pure un motivo per cui i fratelli Grimm decisero che doveva perdere una scarpetta di cristallo (che poi era d’oro) e non un ventaglio per conquistare il principe, no?! E ci sarà pure un motivo per cui vogliamo sempre delle scarpe con un numero più piccolo, anche se ci serve il piede di porco per farcele entrare.
Come nel ballo delle debuttanti, l’introduzione di una donna in società viene giudicata dalle scarpe che indossa. Per questo, fin da piccole desideriamo le Lelli Kelly… siam Lelli Kelly le tue scarpine, oh yeah, siam Lelli Kelly le più carine, oh yeah… Perché sono rosa, sì, ma anche perché nel jingle c’è un messaggio subliminale che ci suggerisce: «Comprale per andare al mare, mica vorrai assomigliare a tua cugina con quegli orribili sandali da scoglio!».
Il problema è che ci piacciono quelle che fanno male solo a guardarle. Aborriamo le ballerine anti-sesso che, diciamocela tutta, non stanno bene nemmeno a Carlà.
Sì, insomma, i tacchi slanciano, fanno sembrare la gamba più lunga, rendono la camminata più sensuale, ma fanno pure venire le vesciche ai piedi. Personalmente scelgo la via del dolore perché, dalla mia statura da pigmeo basso, mi piace provare l’ebbrezza di superare il metro e sessanta, un’altezza dove l’acqua salata bolle prima per via della pressione, a cui quando salgo c’è uno sbalzo di temperatura tale da richiedere il golfino di lana. Sarà per questo che sento sempre freddo.
Eh sì, i tacchi ci piacciono troppo. E non importa se facciamo più fatica noi con un tacco 12 che Gesù Cristo quando portò a spalla la croce (lui al massimo c’aveva una scarpa alla schiava, che comunque ora vanno di moda). Per indossarli siamo disposte a fare magie. Infatti io vorrei essere una strega. Ma con le scarpe Manolo Blahnik! Magari blé.

3 commenti:

Ilaria Tipà ha detto...

Molto acuto. Sono d'accordo.. anche se per fortuna ho avuto la fortuna di superare la soglia magica del metro e settanta di natura, scelgo la via della difficoltà del tacco..perchè hai dimenticato di aggiungere che snellisce!!!!

Chiara ha detto...

C'hai ragione Ila'!

fedasile ha detto...

Ma le vogliamo vedere queste Manolo Blahnik blé... e poi devono scrivere qui, non su facebook, dove c'è un interessante studio demoantropologico riportato da The Mayor.

Posta un commento

 
Copyright 2009 diario di una mente cattiva. Powered by Blogger Blogger Templates create by Deluxe Templates. WP by Masterplan
Creative Commons License
This opera by http://diariodiunamentecattiva.blogspot.com/ is licensed under a Creative Commons Attribuzione-Non commerciale-Non opere derivate 2.5 Italia License.