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mercoledì 3 aprile 2013

minimum fax


Ché una casa editrice che si minuscolizza il nome, a me, che io minuscolizzerei tutto (come tutti quelli che hanno fatto un corso da redattore serio), specie quelli che è più grande il nome dell’autore che il titolo del romanzo, una casa editrice così, dicevo, io me la comprerei, se solo c’avessi i soldi, ma, visto che non ce l’ho, me la leggerei, ché infatti lo faccio, ché infatti vi leggo. Oppure ci lavorerei, se solo l'annuncio da correttore di bozze fosse ancora attivo.
E insomma tutto questo per dire: Bravi, ché quando ci vuole ci vuole, la maiuscola.

venerdì 22 febbraio 2013

A proposito di copertine intelligenti


Questo è quello che intendevo quando parlavo di copertine intelligenti (parecchie volte: anche qui e qui).

mercoledì 19 dicembre 2012

Letterina di Natale 2012


Caro Babbo Natale,
innanzi tutto vorrei fare gli auguri. Quindi, bando alle ciance e

tantissimi auguri a Kate che, se qualcuno non l’avesse capito, è incinta
tantissimi auguri alle FS che, più di qualunque algoritmo statistico, ci ricordano quanto sia casuale l’orario dei treni
tantissimi auguri a Alemanno che a marzo ha detto che il biglietto dei mezzi pubblici a Roma non sarebbe aumentato e invece col cazzo (nonostante la metro non sia ancora riuscita a raggiungere, in chilometri, le due cifre come nelle altre capitali)
tantissimi auguri a tutti gli uomini del mondo perché, dal culo di Pippa alla farfallina di Belen, ci ricordano com’è facile – sempre – abbindolarli con così poco

Poi. Ecco la lista dei regali di quest’anno:

un contratto da precario a Monti, ché a lui piace divertirsi
un antidepressivo alla Fornero, nella speranza che smetta de piagne
un lavoro a Banderas, purché non contempli Rosita
un Nobel per la pace a Obama, ché quello precedente non ha funzionato
un profilo Facebook al papa, in cui potrà disabilitare i commenti
una targa non abbandonare la nave a Schettino, per arredare la cella
una maschera da maiale alla Polverini, così che possa divertirsi pure lei in santa pace alle feste
il libro di Pippa Middleton sull’organizzazione dei party (dalla Polverini) a Fiorito
un’intervista di Barbara D’Urso a Bersani
un rimborso spese alle olgettine, adesso che Berlusconi ha trovato la fidanzata
un paio di mutande a Belen
un corso di dizione a Alfonso Luigi Marra
capacità di intendere e volere (senza alieni) a Sara Tommasi
un grafico al PD (magari uno che i fotomontaggi non li faccia con la bacchetta magica di Photoshop)
il libro di Flavia Vento a Grillo
un punto e virgola a Paolo Giordano
stagisti non pagati a Mondadori
un nuovo Moccia (ché il vero è impegnato a Rosello) a Rizzoli e Feltrinelli
una medaglia al valor civile al signor Nokia: lui non lo sa, ma il suo telefono base è subacqueo e ha un protocollo di sicurezza di terza generazione, glielo assicuro io, avendo effettuato personalmente i crash test

Infine, poiché repetita speriamo che iuvant (nonostante il mio accorato appello), auguro a tutte quelle che mi mandano le applicazioni su Facebook di indossare le ballerine in un giorno di diluvio universale in cui mancano solo i liocorni.

Buon Natale!

venerdì 14 dicembre 2012

Decalogo del buon scrittore


I° regola: scrivi bene i numeri ordinali.
Il trattino degli incisi -che piace tanto agli americani- è medio e preceduto e seguito da uno spazio.
Evita di usare dei partitivi.
Tieni al minimo le figure retoriche, specialmente gli abusati anacoluti: io, di mio, li odio.
Mai il maiuscolo di rispetto, Signorino!
Il cliché è tuo nemico, la tua ancora di salvezza dev’essere l’originalità.
Quattro puntini di sospensione li usava solo Gadda.... per tutti gli altri sono tre.
Se metti la s ai plurali inglesi verrai ghettizzato (nel gruppo degli scrittori di vampiri): con tutti questi films che si vedono in televisione, dovresti saperlo.
Perchè lo dicono i milanesi.
E’ (quindi) vietato sbagliare gli accenti, specialmente per le lettere maiuscole.
Il corsivo serve a enfatizzare un concetto.
Rifuggi, ad esempio, le espressioni che un editor ti correggerebbe con per esempio.
Ed infine: mai d eufoniche tra vocali diverse.

mercoledì 6 giugno 2012

Il colosso d’argilla


È un colosso, El Toro Molina. Un colosso, ma d’argilla. Un materiale che può essere plasmato, insomma, quello di cui è fatto il pugile argentino che deve tutto all’immensa mole ma che non sa combattere. Un uomo tanto grosso quanto ingenuo, la cui bontà l’estrania dai giochi di potere e corruzione che lo portano in breve a vincere gli incontri truccati combinati dal suo manager.
Il colosso d’argilla è la storia di Eddie, squattrinato giornalista che vorrebbe scrivere una sceneggiatura sulla boxe che si accontenta di esaltare sui giornali la bravura del Toro, nonostante sia solo la “caricatura di un pugile”.
Ma è anche una storia – incredibilmente – d’onore, quella del Toro e di chi, come lui, gareggia per vivere. In mezzo a corrotti e corruttori, arbitri venduti e pugili comprati, c’è qualcuno di quei miserabili che combatte davvero, dignitosamente. E quella dignità non vuole perderla. E se deve perdere l’incontro, vuole farlo con orgoglio, al punto tale da essere massacrato, prima di cadere, in un bagno di sangue, vero tanto quanto è falso l’incontro stesso.
E infine ci sono le donne: Beth, la fidanzata maldisposta a sopportare un compagno venduto, e Ruby, la moglie del boss che legge romanzi di infima categoria eternamente in pigiama sul lettino prendisole. Accanto a queste Shirley, la consolatrice di pugili dal cuore infranto.

Il colosso d’argilla, ripubblicato dalla romana 66thand2nd, è un romanzo da leggere per tanti motivi. Per la storia, ma anche per la cura, di cui si renderà conto il lettore più attento, con cui il libro in quanto oggetto è stato realizzato, su cui vorrei spendere poche parole: un’ottima traduzione di Giuliano Boraso, non una vedova né un’orfana (grazie alla consulenza di Oblique Studio), carta spessa e bel progetto grafico di Silvana Amato (che ha ideato, tra le altre cose, i volumi della Biblioteca Filosofica Laterza – una delle mie preferite).
Ce lo eravamo scordati, quanto potesse essere bello un libro, da quando i grossi gruppi editoriali e con loro le grosse case editrici ci hanno abituato che è importante solo il nome dell’autore in copertina.

lunedì 21 maggio 2012

Vedi alla voce: fantasia



martedì 15 maggio 2012

Incontri pre e postprandiali: eataliani a Torino


Che io stia diventando buona. Ma no, impossibile. Eppure non posso parlare male di nessuno degli autori che ho visto a questo Salone Internazionale del Libro (con tutte le maiuscole come le vorrebbero loro). Ci proverò lo stesso.
Cominciamo con Giorgio Faletti. Lo dico: non è che io volessi proprio andarlo a vedere. E però è stato divertente. Sopperendo alle lacune lasciate dalla conduzione pressoché assente (e fastidiosa) di Giovanna Zucconi – che ripeteva come un disco rotto: «Tu che hai avuto successo in tutto quello che hai fatto: vai a San Remo e praticamente lo vinci, fai lo scrittore e vendi milioni di copie… adesso fai anche il pittore…» – ha camminato alla Vito Catozzo, ha raccontato quando l’hanno scambiato per Coelho e ha parlato di sé molto modestamente. Ma soprattutto mi è piaciuto quando ha tirato fuori dallo zainetto il pulisci-macchia (di cui io ignoravo l’esistenza) diventando per sempre la figura alla quale mi ispirerei semmai dovessi scrivere un poema cavalleresco moderno.
Poi. Bellissimo l’incontro con Enrico Terrinoni, che a soli 36 anni ha tradotto Ulisse di Joyce per Newton Compton e che, non solo ci ha illustrato vari esempi del suo lavoro, ma ci ha fatto subito ricredere dopo averci fatto inorridire per aver visto scritto «pò» con l’accento invece dell’apostrofo (imitativo della scrittura scorretta di Molly) – noi siamo come l’Accademia della Crusca in delegazione, quella che non dice «fare lo spelling» bensì «compitare», come vuole il Signore Oscuro.
Due note dolenti. La prima: Ammaniti. Plauso agli organizzatori del salone per la scelta intelligente di metterlo nella sala gialla, ché più piccola di quella c’era il magazzino delle scope. E infatti io e Spocchiagirl non siamo riuscite a entrare, declinando con garbo la possibilità di sventolare il nostro tesserino stampa (mica cazzi) come avrebbero voluto i nostri accompagnatori che avevano fretta di consumare un lauto pasto da Eataly (per questo «eataliani» del titolo, ché altro non mi veniva).
La seconda: Saviano. Avrei voluto tanto vederlo (così come la Littizzetto), ma l’incontro è stato tenuto nel più stretto riserbo.
E poi c’è stato lui. Lui: colui che viene cinto d’assedio dagli umori femminili al solo apparire, manco qualcuno avesse pronunciato: «Donne, è arrivato l’arrotino!». Colui a cui tutto si può perdonare, anche Seta, dopo aver scritto quel capolavoro che è Oceano mare. Colui che, oltre al fascino, ha sfoderato una serie di considerazioni sui segni di interpunzione e gli emoticon tali da conquistare tutto il cucuzzaro e me, tua per sempre, Alessandro. Ti bacio in bocca (se solo potessi).
Per il racconto completo rivolgetevi a Spocchiagirl. Voglio di più di questa lista. Mi aspetto un post dal titolo: «Ti odio :)», nel quale – spero – non potrai fare a meno di citare Paolo Giordano e il punto e virgola, questo sconosciuto.

domenica 29 gennaio 2012

Senza parole

venerdì 4 novembre 2011

Che la Spocchia sia con me


Alla prima lezione, il nostro professore – colui che diventerà il nostro “B. interiore” accompagnandoci nei momenti più difficili – si è presentato leggendo questo estratto da Autorità e uso della lingua, in Considera l’aragosta di Wallace (mi sembra fosse più o meno così, ma l’ho ricopiata da Wikipedia, quindi potrebbe essere sbagliata):

Ci sono molti epiteti per persone del genere: Nazisti della grammatica, Maniaci dell’uso, Snob della sintassi, Battaglione della grammatica, Polizia linguistica. Il termine con cui sono stato cresciuto io è Snob. La parola è forse leggermente autoironica, ma gli altri termini sono disfemismi belli e buoni. Una definizione ampia di Snob potrebbe essere una persona che sa cosa significa disfemismo e cui non dispiace farvelo capire.

Ci ha detto che ci farà diventare più o meno così. Naturalmente, io parto avvantaggiata.
Ah, inutile dire che lo adoro.

venerdì 8 ottobre 2010

Una Cassandra al contrario

Come una Cassandra al contrario, ma senza che nessun Apollo mi abbia sputato sulle labbra condannandomi a rimanere inascoltata, avevo predetto la fortuna di Mario Vargas Llosa a cui, come molti di voi sapranno, è stato assegnato il premio Nobel per la letteratura del 2010.
E se ne possono trovare le prove, Vostro Onore, qui e qui.

mercoledì 15 settembre 2010

Questionario letterario

Con un po’ di ritardo rispetto alla richiesta de La Lega dei Supereroi, vi propongo un interessante questionario.

1) Quale libro stai leggendo attualmente? I promessi sposi di Alessandro Manzoni e le fiabe dei fratelli Grimm. Ho giustappunto finito di leggere la vera storia di quella “granculo di Cenerentola”, per citare quella granculo di “pretty woman”.
2) Perché l’hai scelto? Qualcun altro lo ha scelto per me. Nello specifico, non mi ricordo chi dei partecipanti del Circolo Pickwick, iniziativa letteraria in cui, mentre magnamo schifezze, discutiamo dei libri che leggiamo, dandoci delle grandi arie (qui tutte le informazioni).
3) Ti piace farti consigliare libri dagli amici? Dipende da quali amici. Se hanno bei gusti, sì.
4) Lo scaffale che visiti per primo in libreria? Classici. Visiterei volentieri quello delle novità. Se solo ci fosse una novità degna di essere letta.
5) Il tuo libro preferito? Troppi. Non sapendo quale scegliere, propongo una personale hit parade letteraria, per genere. Favole: Le avventure di Pinocchio, Alice nel paese delle meraviglie. Fumetti: Watchmen. Fantasy&co: Il signore degli anelli, Dracula. Fantascienza: Il cacciatore di androidi, 1984, Farenheit 451. Romanzi: (simil-storico) Via col vento, Il nome della rosa, Q, I miserabili, (altro) Ulisse, La delfina bizantina, Il profumo, Lolita, Notre Dame de Paris, La fattoria degli animali, Cime tempestose, Il ritratto di Dorian Gray, Delitto e castigo, I fiori blu, L’urlo e il furore, Oceano mare, Auto da fé, Don Chisciotte della Mancia.
6) Quello più brutto? Tutte le saghe fantasy (e similari) post e pre Tolkien, tranne quella di Tolkien, per cui un encomio sentito va a Le cronache di Narnia, letterariamente spregevole, dalla cui trama, che non credevo fosse possibile peggiorare, è stato tratto un inquietante lungometraggio degenerato col doppiaggio del leone di Omar Sharif.
7) L'ultimo libro che hai letto? Tecnicamente, l’ultimo che ho letto è stato Dracula di Bram Stoker. Cronologicamente, però, l’ultimo che ho riletto è stato Il nome della rosa di Umberto Eco. Tutto ciò perché abbiamo deciso di stupirvi con effetti non speciali, ma multimediali e stavolta - udite udite - il Circolo Pickwick non solo si terrà nella suggestiva cornice dell’abbazia di Farfa durante Lib(e)ri Sulla Carta, la Fiera dell’Editoria Indipendente, ma alla lettura si affiancherà la visione della trasposizione cinematografica del capolavoro di Eco, di cui discuteremo. E saremo tutte contente poiché la pellicola, molte di voi lo sapranno, ha per protagonista Sean Connery che, come il buon whisky scozzese, migliora invecchiando. Venghino siori, venghino.
8) Quello che aspetta sullo scaffale da anni? Nessuno. Leggo con certosina solerzia qualunque cosa, purché sia di qualità.
9) Quello che rileggeresti? Cfr. domanda n. 5.
10) Quello che non hai compreso? Ma che domanda è questa?
11) Quello che hai lasciato a metà senza rimpianti? Sulla strada di Jack Kerouac. Beat generation? No, grazie. Giovani nomadi alcolizzati - i più prossimi antenati dei fricchettoni cattivi - che vomitano da una parte all’altra degli USA. E dovrebbero essere fighi perché lo fanno coast to coast sulla route 66?!
12) Quello che hai lasciato a metà a malincuore? Il dottor Zivago di Boris Pasternak, ma tanto ho visto il film.
13) Quello con il miglior finale? Il profumo di Patrick Süskind.
14) Quello più divertente? Margherita dolcevita di Stefano Benni.
15) Quello più triste? Delitto e castigo di Fedor Dostoevskij.
16) Quello più originale? I fiori blu di Raymond Queneau.
17) Quello che più ti estrania dalla realtà? In che senso?
18) Quello che avresti voluto scrivere tu? L’urlo e il furore di William Faulkner.
19) Tre libri che vorresti leggere in futuro. Nell’immediato futuro Se questo è un uomo di Primo Levi, poi un Montalbano qualunque e in un futuro prossimo (quando starò in pensione a coltivare gerani) i restanti sei libri de Alla ricerca del tempo perduto, perché per ora ho letto solo Un amore di Swann.
20) Tre autori che ti piacciono. James Joyce, George Orwell, Oscar Wilde. Ma visto che so’ tutti inglesi, dico anche Italo Calvino e il primo Baricco.
21) Tre personaggi letterari tra i tuoi preferiti. Rossella O’Hara, la Regina di cuori, Medardo di Terralba.
22) Tre libri che non avresti voluto leggere. Cfr. domanda n. 6 (Le cronache di Narnia, Cronache del mondo emerso, Trilogia dei Lungavista, Queste oscure materie).
23) Tre autori che non ti piacciono. Ancora, cfr. domande n. 6 e 22 (C. S. Lewis, Licia Troisi, Robin Hobb, Philip Pullman), ma anche Stephanie Meyer, di cui mi è bastato leggere le prime pagine di Eclipse (non mio, ovviamente) in un momento difficile mentre ero al bagno. E diciamo che ha funzionato. Infine, l’immancabile Moccia, per partito preso (non ho letto niente di suo, ma andrò ad intuito).
24) Tre personaggi letterari che detesti. Tra le ignobili saghe fantasy già citate, tutti i fratelli de Il leone, la strega e l’armadio, in cui li chiuderei volentieri mentre il leone li sbrana.
25) Il tuo racconto preferito? Il Piccolo Principe di Antoine de Saint-Exupéry, se vale.
26) Il libro della tua infanzia? Un libro illustrato sulle favole Disney.
27) Il primo libro da adulto? Le ultime lettere di Jacopo Ortis di Ugo Foscolo.
28) Un libro che hai comprato solo perché ti piaceva il titolo? Il seme inquieto di Anthony Burgess.
29) Un libro che hai comprato perché ti piaceva la copertina? Quel che il corpo ricorda di Shauna Singh Baldwin. Mi sono fatta infinocchiare da un paio di mani tatuate all’henné.
30) Classici o Moderni? Non si era capito che era classici?
31) Ottocento o Novecento? Novecento.
32) Il più bel film tratto da un libro? Pari merito per Arancia meccanica e Blade runner.
33) Il primo libro che ti viene in mente? Ubik di Philip Dick, perché lo voglio leggere, ma alla domanda n. 19 ne avevo detti più di tre.
34) Un libro che sei stato obbligato a leggere e non ti è piaciuto? Il sonno della ragione di Juan Aguilera.
35) Un libro che sei stato obbligato a leggere, ma ti è piaciuto? Rileggere: Il cavaliere inesistente di Italo Calvino. Leggere: Don Chisciotte della Mancia di Cervantes. (Non perdetevi le mie straordinarie recensioni qui e qui).
36) Il tuo genere preferito? Boh. Mi sembrava carino terminare le domande con uno slancio d’ingegno.

mercoledì 31 marzo 2010

L’altro mondo

Ho viaggiato in treno con Anna Karenina e sulla scopa con Harry Potter.
Ho vissuto la passione di Catherine e Heathcliff a Wuthering Heights.
Ho camminato per le strade di Dublino con Leopold Bloom.
Mi sono accorta di avere il naso storto con Vitangelo Moscarda.
Ho fatto un patto col demonio per rimanere giovane quando ero Dorian Gray.
Ho letto Aristotele con Guglielmo da Baskerville e Adso da Melk.
Ho bruciato i libri coi Militi del Fuoco.
Ho sofferto la fame con Rossella O’Hara.
Ho sconfitto il Signore degli Anelli.
Ho visto il sorriso di un gatto che non c’è nel Paese delle Meraviglie.
Ho vissuto in Eurasia sotto gli occhi del Grande Fratello.
Ho rubato e sono stata condannata insieme a Jean Valjean.
Ho sentito il fetore del quartiere di Parigi dove è nato Jean-Baptiste Grenouille.
Ho ballato con Esmeralda alla Corte dei Miracoli.
Ho patito il castigo di Raskol'nikov.
Ho viaggiato nel tempo con il Duca d’Auge.
Ho cacciato gli androidi insieme a Rick Deckard e mi sono chiesta con lui se fosse giusto uccidere un essere che si sente vivo.
Ho visto sfasciarsi la famiglia Compson.
Ho campeggiato a La Delfina Bizantina di Anastasia insieme alla signorina Scontrino, Amilcara e Paquito.
Ho assistito al rogo in cui Peter Kien si è lasciato bruciare insieme ai suoi libri.
Mi sono innamorata di Lolita.
Sono stata imbrogliata dal Gatto e la Volpe e sono finita nella pancia del pescecane.
Ho scacciato gli uomini insieme agli animali della fattoria.
Ho alloggiato alla Locanda Almayer.
Ho ricevuto una lettera da Q.
E ho disegnato una pecora per il Piccolo Principe.
 
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