Zenone, instradato
alla carriera ecclesiastica – l’unica possibilità di conoscenza che la sua
nascita illegittima gli concede –, si emancipa dalla dottrina impostagli per
spingersi nei recessi di medicina, alchimia e filosofia, campi che prenderanno
svolte diverse solo nei secoli a venire.
Se infatti le arti
magiche verranno progressivamente, e faticosamente, sostituite dal metodo
scientifico, Zenone qui si farà pioniere di una sperimentazione
avanguardistica, che però lo renderà vulnerabile a essere tacciato di eresia.
Vivrà quindi una
vita intera dedicata alla cultura, ma il suo viaggio si fermerà al nero, quando
la materia è marcescente e attende di essere trasformata in pietra filosofale,
ricalcando un inevitabile destino che però saprà, anche in punto di morte,
condurre senza che il flusso degli eventi decida per lui.
Se la scrittura
della Yourcenar è raffinata e precisissima, gli innumerevoli eventi a spasso
tra la storia, l’inesistenza di rapporti interpersonali e il carattere algido
del protagonista raggelano l’empatia che si potrebbe provare altrimenti per il
romanzo.
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