domenica 6 maggio 2012

Mr Gwyn


Partivo male perché oramai, come dice Spocchiagirl, Baricco scrive esercizi di stile, non più libri. (Certo, uno così potrebbe compilare pure la lista degli ingredienti della crema idratante e non te ne accorgeresti nemmeno, che si tratta di una crema idratante). Ed effettivamente, di primo acchito, Mr Gwyn (Feltrinelli) sembra essere costruito attorno a diverse frasi a effetto: «…se devo dimenticarti mi ricorderò di farlo, ma non chiedermi poi di dimenticare che me ne sono ricordato», p. 36; «ma solo stava nel suo stare», p. 74; «era un’eternità minuscola», p. 81; «avrebbe voluto un mondo senza numeri, e una vita senza ripetizioni», p. 108.
Eppure la storia c’è, c’è l’idea – uno scrittore che decide di non scrivere più (il che mi sa di vagamente autobiografico), ma si dedica a un’altra, e sorprendente (sempre nel suo stile), attività. Quello che c’è di più, ovviamente, oltre allo stile, che ho già detto, è quest’atmosfera ovattata e magica che pervade non solo il romanzo, ma anche i personaggi, di cui il più riuscito è, secondo me, il vecchietto che costruisce lampadine.
Siamo lontani, lontanissimi, dai tempi di Oceano mare, ma alcune cose ti fanno capire che Baricco è un grande autore. Personalmente la mia, in questo libro, è stata questa: «…aveva un fisico incerto, come riflesso in un cucchiaio» (p. 109).
Detto questo, mi piace la copertina e la carta con cui è stata realizzata. Meno il prezzo – 14 euri – che soddisfa solo in parte le aspettative, soprattutto perché il libro si legge nel tempo di uno starnuto, ma vale la pena solo per le prime pagine della seconda metà.
Però odio – decisamente odio – le lineette per i dialoghi all’Einaudi.

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