martedì 6 aprile 2010

Il barone rampante

In un’immaginaria Ombrosa, cittadina ligure gremita di boschi nata dalla visionaria mente di Italo Calvino, Cosimo Piovasco, Barone di Rondò, figlio di Arminio e di Corradina la Generalessa - che ricamava pizzi raffiguranti mappe geografiche per “sfogare la sua passione guerriera”, punteggiati “di spilli e bandierine, segnando i piani di battaglia delle Guerre di Successione” - per via di un piatto di lumache preparate secondo la più macabra cucina di sua sorella Battista, monaca di casa, si arrampica su un albero e passa l’intera sua esistenza senza mai più mettere piede a terra.
Mentre il lettore si chiede attonito come possa un uomo, per di più ricco, scegliere di spendere il suo tempo in un luogo tanto poco confortevole e come un autore riesca a scrivere un intero romanzo raccontando una tale assurda storia, Cosimo impara a cacciare, continua i suoi studi, combatte contro i pirati, partecipa alla vita del suo paese, si innamora di Viola D’Ondariva, diventa un letterato e un eroe.
Non solo, durante il suo esilio volontario, col suo berretto di pelo di gatto e accompagnato dal bassotto Ottimo Massimo, vive, senza mai scendere dalla sua dimora arborea, mirabolanti avventure che gli faranno incontrare Gian dei Brughi, il brigante più temuto della riviera, Ursula, appartenente alla comunità di esiliati spagnoli che vivono anche loro sugli alberi ad Olivabassa e nientemeno che Napoleone.
Il suo allontanamento dal mondo terrestre, nel senso più stretto del termine, partito come un gioco, diventerà per Cosimo una vera e propria presa di posizione, nonché un modo di vivere in cui crederà sempre di più, che lo porterà a scrivere prima Il Monitore dei Bipedi e poi, riveduta e attenuata la sua posizione, Il Vertebrato Ragionevole.
Per mezzo di una fiaba, narrata in un modo che fa sempre pensare, l'autore ci parla della bellezza degli ideali, della forza di una convinzione.
Rileggendo Calvino dopo molti anni che non lo facevo l’ho apprezzato più di quanto avessi fatto in passato, specie in questa bellissima trilogia de I nostri antenati.
Chissà che mi riserverà Il Cavaliere Inesistente!

1 commenti:

Xirbaf ha detto...

"Il Cavaliere inesistente" ti piacerà moltissimo perchè celebra l'importanza dell'essere sull'apparire!

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