martedì 13 aprile 2010

Alice in Wonderland

Non è sicuramente il libro scritto da Lewis Carroll. Non è neanche il capolavoro d’animazione che la Disney seppe trarre dal racconto. In quest’ottica, posso dire che è un film che mi è piaciuto, ma non mi ha certamente entusiasmato.
Rifare il classico più classico dei classici avrebbe di certo spiazzato qualunque sceneggiatore o regista o direttore artistico. Ma non avrebbe dovuto far tremare di paura Tim Burton. Che infatti, in maniera intelligente, ha scelto di narrare una storia nuova con gli stessi (azzeccatissimi) personaggi. Il problema è la trama. Derivarla dalla poesia del Ciciarampa che compare in Attraverso lo specchio è geniale, ma mi è sembrata oltremodo semplice. Né carne né pesce. Né Disney né Burton. Soprattutto l’idea di inserire l’Oraculum, il “compendio calendrico di Sottomondo”, è stata davvero infelice, perché svela il finale del film nei primi 10 minuti.
Nonostante ciò, ci sono molti aspetti pregevoli. Primo su tutti: i costumi che, come al solito, fanno sognare. Il cupo Sottomodo e la sua atmosfera gotica. I personaggi: Pinco Panco e Panco Pinco, che ognuno di noi vorrebbe a casa propria; il Brucaliffo, immerso nell’immancabile nuvola di fumo; lo Stregatto, bellissimo (ma poco convincente). Anche questa volta è il cattivo ad essere il più interessate: la capocciona e per questo complessata Regina Rossa che, coi suoi capelli alla Ornella Vanoni, non mi ha (quasi) fatto rimpiangere quella di Cuori disneyana e il suo «Tagliategli la testa!».
Degna di nota l’originale idea dei cortigiani della stessa Regina che, per farsi accettare da lei, camuffano il loro aspetto arricchendolo di difetti fisici simili al suo.
Carina anche quella di riprendere le caratteristiche dei personaggi del Paese delle Meraviglie dell’Alice bambina traslandole in quelli della sua vita reale da adulta (usata, però, già in una vecchia versione cinematografica del romanzo – quella, per capirci, dove Whoopy Goldberg faceva il Gatto del Cheshire).
Una nota stonata è rappresentata, secondo me, dalla svampita e poco alla moda Regina Bianca. Mia cara, che direbbe Miranda Priestly se ti vedesse con quelle sopracciglione nere e i capelli bianchi?!
Alice è una gattamorta e si cambia d’abito troppo spesso. Credeva forse di essere ad una sfilata di Dolce e Gabbana?
Pollice verso anche per Johnny Depp, eco, sempre più spesso, dei suoi personaggi, che conclude la sua interpretazione con un’imbarazzante balletto.
Detto questo, il finale fantasy io lo avrei sostituito con uno meno conformista. Perché tornare da un fidanzato con evidenti problemi di digestione, un lord che guarda nel fazzoletto in cui si è soffiato il naso, quando Alice avrebbe potuto decidere di andare a convivere a Sottomondo con quel gran figo del Cappellaio Matto?

1 commenti:

fedasile ha detto...

Il balletto è veramente orribile! Poi, tanto bene, l'altra sera in tv facevano uno dei tanti episodi dei PIRATI DEI CARAIBI... beh, in 2, indipendentemente l'uno dall'altra, ci è scappato da dire, vedendo Johnny Depp: "Oh, ecco il Cappellaio Matto!"

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