Come ogni anno, eccoci qui, noi alternativi del cazzo, a
parlare della festa della canzone italiana che alternativa non è. Ma comunque.
Simona Molinari e Peter Cincotti. Simo’, te sei messa ’n
vestito fucsia che manco alla sagra della porchetta. Peter, canti come al
karaoke. Ubriaco.
Almamegretta. Tu, cantante, potevi benissimo rispettare lo
Shabbat e te ne saremmo stati grati tutti. Se ti converti all’ebraismo, cazzi
tuoi, ma non è che funziona fatta la legge, trovato l’inganno, eh. Comunque, in
tempi di crisi, vacilla pure la fede. Guarda tu il papa.
Modà. Non fate orecchie da mercante, Elio e le Storie Tese
ce l’avevano con voi quando hanno detto che “se non sei in grado neanche di
cantare la canzone mononota ti consigliamo di abbandonare il tuo sogno di
cantante”. Fatevene una ragione e datevi all’ippica.
Annalisa. Ora ti insegno, ché sei giovane e inesperta:
quando puoi indossare un vestito lungo da notte degli Oscar, è assolutamente
vietato presentarti in pantaloncini e camicetta come se fossi appena uscita
dall’estetista (sì, l’abbiamo notato che te sei fatta i peli).
Marco Mengoni. Sei bello, bravo, carismatico e stiloso.
Ora anche ricco. Mi stupirebbe se non fossi gay.
Daniele Silvestri. Ci ricordi sempre l’improrogabilità
delle leggi della natura, ingiustizia divina, per cui l’uomo con l’età diventa
interessante e la donna invecchia.
Raphael Gualazzi. Dando nuovo impulso alla lingua
italiana, ci hai risparmiato sole cuore amore: bene.
Ilaria Porceddu. Come invecchiare di diec’anni tagliandosi
i capelli a porcospino. Quel vestito optical NO.
Paolo Simoni. Il cravattino? Davvero?
Elio e le Storie Tese. DEVONO vincere.
Luciana Littizzetto. Incarceriamo chi ti ha
vestito. L’abito di ieri sera era più brutto di una fredda giornata di pioggia
(a cui la tua gonna di plastica faceva da ombrello). Comunque: Lucianina santa
subito. Grazie, grazie, grazie di averci risparmiato la farfallina, la bionda,
la mora, la strappona e tutto il resto del cucuzzaro.