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venerdì 15 febbraio 2013

Sanremo 2013


Come ogni anno, eccoci qui, noi alternativi del cazzo, a parlare della festa della canzone italiana che alternativa non è. Ma comunque.
Simona Molinari e Peter Cincotti. Simo’, te sei messa ’n vestito fucsia che manco alla sagra della porchetta. Peter, canti come al karaoke. Ubriaco.
Almamegretta. Tu, cantante, potevi benissimo rispettare lo Shabbat e te ne saremmo stati grati tutti. Se ti converti all’ebraismo, cazzi tuoi, ma non è che funziona fatta la legge, trovato l’inganno, eh. Comunque, in tempi di crisi, vacilla pure la fede. Guarda tu il papa.
Modà. Non fate orecchie da mercante, Elio e le Storie Tese ce l’avevano con voi quando hanno detto che “se non sei in grado neanche di cantare la canzone mononota ti consigliamo di abbandonare il tuo sogno di cantante”. Fatevene una ragione e datevi all’ippica.
Annalisa. Ora ti insegno, ché sei giovane e inesperta: quando puoi indossare un vestito lungo da notte degli Oscar, è assolutamente vietato presentarti in pantaloncini e camicetta come se fossi appena uscita dall’estetista (sì, l’abbiamo notato che te sei fatta i peli).
Marco Mengoni. Sei bello, bravo, carismatico e stiloso. Ora anche ricco. Mi stupirebbe se non fossi gay.
Daniele Silvestri. Ci ricordi sempre l’improrogabilità delle leggi della natura, ingiustizia divina, per cui l’uomo con l’età diventa interessante e la donna invecchia.
Raphael Gualazzi. Dando nuovo impulso alla lingua italiana, ci hai risparmiato sole cuore amore: bene.
Ilaria Porceddu. Come invecchiare di diec’anni tagliandosi i capelli a porcospino. Quel vestito optical NO.
Paolo Simoni. Il cravattino? Davvero?
Elio e le Storie Tese. DEVONO vincere.
Luciana Littizzetto. Incarceriamo chi ti ha vestito. L’abito di ieri sera era più brutto di una fredda giornata di pioggia (a cui la tua gonna di plastica faceva da ombrello). Comunque: Lucianina santa subito. Grazie, grazie, grazie di averci risparmiato la farfallina, la bionda, la mora, la strappona e tutto il resto del cucuzzaro.

giovedì 16 febbraio 2012

Tristezza, per favore va’ via

E torna, puntuale come il ciclo – ma fortunatamente meno spesso –, il festival di Sanremo ad allietare le nostre altrimenti pallide notti.
Sprazzi di cattiveria per tutti… non sulla musica, ci mancherebbe altro.
Noemi. Capelli Vanna Marchi, vestita da Jem, compreso l’orecchino a stella, ma senza le Hologram.
Francesco Renga. Facciamo ancora finta che sia quello dei Timoria.
Figlia di Zucchero. Ha sbagliato occasione (doveva sparare a softair), ma ha mascherato cercando di lanciare un nuovo look alla Palla di Lardo di Full Metal Jacket. Tesoro, non credo che attecchirà.
Lucio Dalla. Abbandonata la mise nostromo Tanto Tenero Che Si Taglia Con Un Grissino ora scrive canzoni su temi d’avanguardia: uno che si innamora di una prostituta.
Samuele Bersani. Bello de mamma, ma hai fregato il completo a Willy Wonka?
Giordana “La Sconosciuta” Angi. Fortuna che a Sanremo non ci stanno i tori.
Belen/Canalis. Teniamocene solo una. Propongo l’Elisabetta, sempre per quel discorso sui culi italiani. E poi è dall’edizione scorsa che non tocca carboidrati.
Adriano Celentano. Anche meno.
Ivanca. Con parole tue.

mercoledì 16 febbraio 2011

L’unico motivo per vedere il Festival di Sanremo

Naturalmente il motivo per vedere il festival della canzone italiana non sono le canzoni, che ti fanno vergognare di essere italiano. E non è nemmeno il presentatore di turno, imbarazzato, generalmente costretto in un abito scuro, i cui discorsi sono sempre inframmezzati da una serie infinita di spiacevoli silenzi.

L’unica ragione per vedere il Festivàl sono loro, ebbene sì, loro: gli abiti delle vallette. O, più in generale, il look sfoggiato dalle/dai partecipanti, concorrenti, conduttori, ecc.
Quindi, le uniche considerazioni rilevanti sono le seguenti.
- L’amaro destino riservato a tutte noi è quello che è toccato all’Antonellona Clerici, crudelmente ingrassata dopo la gravidanza e, ancora più crudelmente, non riuscita a perdere i chili di troppo, ancora oggi che la figlia va quasi all’università.
- Morandi ha preso in prestito la giacca a squame da un ballerino di liscio.
- La capacità del vertiginoso spacco dell’abito merlettato di Giusy Ferreri di non essere sottoposto alle leggi della gravità.
- L’abilità della stessa cantante di camminare su un tacco… 20, forse?... (attenzione, Giusy, che sopra i 15 parliamo di trampolo).
- La bruttezza della camicia a quadri da boscaiolo del Kentucky di Max Pezzali.
- La bellezza, al contrario, dell’abito rosso della Canalis, la fidanzata di George Clooney, per capirci (so bene che Diario di una mente cattiva si rivolge a un pubblico internazionale).
- Il look anni ’80 della Tatangelo: ciuffo davanti agli occhi “alla Lowell di Georgie” e giacca “Star Trek” con spalline che, diciamocela tutta, ti lasciano un po’ perplessa.
- Il dato di fatto che il ciuffo “alla Lowell di Georgie” va di moda, perché lo portava pure la Oxa.
- Patty Pravo ha sbagliato chirurgo plastico. O forse quello è solo un alieno che le assomiglia.
- Nemmeno Luca e Paolo riescono a sollevare le sorti della trasmissione.

venerdì 19 marzo 2010

Sa(n)remo bambini che fanno “oh”… sì, ma dall’imbarazzo

Quest’anno mi sono messa, con impegno, o, come direbbe papà, di buzzo buono, a vedere il Festival di Sanremo. Soprattutto perché a presentarlo è Antonella Clerici, l’indimenticata (almeno da me) conduttrice de La prova del cuoco, la regina delle lasagne alla bolognese e delle tagliatelle di nonna Pina, la beniamina delle casalinghe, colei che porta alto lo stendardo dell’adipe che mamma natura le ha donato (e mica solo a lei).
La prima serata si è aperta all’insegna dell’allegria e dell’innovazione con Toto Cutugno, in completo bianco e orecchino di diamante, che ha presentato la sua Aeroplani. Ora, Toto, parliamone un attimo: sei arrivato sempre secondo al festival della canzone italiana, c’hai una certa età, pertanto hai due possibilità: o decidi che continuerai la tua carriera in un posto secco e freddo come la Siberia (che io so essere uno dei luoghi dove ti apprezzano di più) oppure ti metti a casa buono buono a tagliare l’erba del prato di casa tua. Ma ti prego, non continuare a tormentarci con la tua eterna lagna.
A seguire è arrivato Nino D’Angelo con un’imbarazzante canzone napoletana (il titolo dice tutto: Jammo Jà) e, per concludere quella che è stata la mia prima serata di cantanti, Pupo ed Emanuele di Savoia, che, come molti di voi avranno notato, canta come il Giudice Morton di Chi ha incastrato Roger Rabbit?. Ma non è finita qui. Poi c’è stata l’intervista, se così si può definirla, di Antonella Clerici a Cassano. Io pensavo fosse straniero, visto il modo in cui parlava, invece poi l’arcano è stato svelato: è di Bari. Il commento di papà quando gliel’ho raccontato è stato: «E mo’ parla bene, dovevi senti’ prima». Fa il calciatore, ma ha scritto un libro di aforismi. Be’, non prendiamocela se gli aforismi prima li scriveva Oscar Wilde, perché viviamo in tempi moderni e chiunque può farlo. Infatti. Ha commentato uno dei migliori, che recitava così: «Ho scritto più libri di quanti ne abbia letti». Il fatto è che fino ad ora ne ha scritti solo due, quindi, se la matematica non è un’opinione, l’unico numero intero minore di due è uno. Che tristezza. A questo punto ho dovuto per forza cambiare canale. E meno male che su Rai 3 c’era Ballarò.
Poi c’ho riprovato la terza sera, ma, pure stavolta, hanno cominciato con Toto Cutugno, ancora in completo bianco con orecchino di diamante e, come se l’imbarazzo non avesse mai termine, si è presentata insieme a lui Belen Rodriguez, eterna presenza della televisione italiana, dopo la sua magistrale interpretazione ne L’isola dei famosi. La fantastica Aeroplani è stata pertanto cantata in duetto da Belen e Toto che si guardavano romanticamente nelle palle degli occhi e che faceva pressappoco così. Lui: «Amore mio stringimi forte le mani». E ha pure stonato. Lei: «Ammore mmio, dimi che mi ami».
Anche questa sera hanno proseguito la dimostrazione canora Pupo ed Emanuele Filiberto, patetica al punto tale che nemmeno la presenza del tenore che li accompagnava ha contribuito a rendere più dignitosa l’esibizione della canzone più sciovinista del festival: Italia, amore mio. E pure qua, reitera il tanto inflazionato “amore mio”. Un tormentone, come la “pace nel mondo” per le Miss. Chiaramente ho dovuto cambiare canale anche stavolta, andando su un più affidabile Annozero. Antonella… e però l’hai voluta tu! Ma rimarrai sempre, e comunque, la conduttrice più simpatica che ci sia!
Mauro Mazza, il direttore di Rai 1, ha commentato così l’evento: «Il Festival di Sanremo di quest’anno tende a somigliare all’Italia di oggi». Non posso trovarmi più d’accordo.
Morgan, non preoccuparti di non essere stato invitato al festival solo perché pippavi un po’ di coca: quelli che fanno successo a Sanremo poi svaniscono nel nulla. Qualcuno si ricorda chi sono i Jalisse?
 
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