mercoledì 20 giugno 2012
martedì 12 giugno 2012
Mi piace vincere facile
Inauguro
oggi una nuova rubrica, l’itaGliano, dedicata all’(ab)uso della nostra bella
lingua scritta.
Commentare sarebbe come sparare sulla Croce Rossa.
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l'itaGliano
sabato 9 giugno 2012
mercoledì 6 giugno 2012
Il colosso d’argilla
È un colosso, El Toro
Molina. Un colosso, ma d’argilla. Un materiale che può essere plasmato,
insomma, quello di cui è fatto il pugile argentino che deve tutto all’immensa mole
ma che non sa combattere. Un uomo tanto grosso quanto ingenuo, la cui bontà
l’estrania dai giochi di potere e corruzione che lo portano in breve a vincere
gli incontri truccati combinati dal suo manager.
Il colosso d’argilla è la storia di Eddie, squattrinato giornalista che
vorrebbe scrivere una sceneggiatura sulla boxe che si accontenta di esaltare
sui giornali la bravura del Toro, nonostante sia solo la “caricatura di un pugile”.
Ma è anche una storia –
incredibilmente – d’onore, quella del Toro e di chi, come lui, gareggia per vivere.
In mezzo a corrotti e corruttori, arbitri venduti e pugili comprati, c’è qualcuno
di quei miserabili che combatte davvero, dignitosamente. E quella dignità non
vuole perderla. E se deve perdere l’incontro, vuole farlo con orgoglio, al punto
tale da essere massacrato, prima di cadere, in un bagno di sangue, vero tanto
quanto è falso l’incontro stesso.
E infine ci sono le donne:
Beth, la fidanzata maldisposta a sopportare un compagno venduto, e Ruby, la
moglie del boss che legge romanzi di infima categoria eternamente in pigiama
sul lettino prendisole. Accanto a queste Shirley, la consolatrice di pugili dal
cuore infranto.
Il colosso d’argilla, ripubblicato dalla romana 66thand2nd, è un romanzo da leggere per
tanti motivi. Per la storia, ma anche per la cura, di cui si renderà conto il
lettore più attento, con cui il libro in quanto oggetto è stato realizzato, su
cui vorrei spendere poche parole: un’ottima traduzione di Giuliano Boraso, non
una vedova né un’orfana (grazie alla consulenza di Oblique Studio), carta spessa e bel progetto
grafico di Silvana Amato (che ha ideato,
tra le altre cose, i volumi della Biblioteca Filosofica Laterza – una delle mie
preferite).
Ce lo eravamo scordati, quanto potesse essere bello un libro, da quando i grossi gruppi editoriali e con loro le grosse case editrici ci hanno abituato che è importante solo il nome dell’autore in copertina.
Ce lo eravamo scordati, quanto potesse essere bello un libro, da quando i grossi gruppi editoriali e con loro le grosse case editrici ci hanno abituato che è importante solo il nome dell’autore in copertina.
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