giovedì 24 marzo 2011

Destroy

Come ha detto Spocchiagirl, qualcuno di noi avrebbe dovuto leggere – prima o poi – un libro di Isabella Santacroce. Ed è toccato a me. Quindi, ho fatto il mio dovere.
Avendo guardato qualche intervista dell’Isabellona, mi aspettavo di trovare descritto non meno dell’Anticristo. Invece, niente. Non c’era. Non c’era proprio. A dire la verità, c’era poco. Il tutto, però, narrato in un non ben identificato idioma, italiano sì, ma insaporito di etnici lemmi inglesizzati o inglesi del tutto. E, naturalmente, l’immancabile punteggiatura casuale. Un gergo così mi avrebbe pure intrigato, se non fosse stato ostentato a tal punto. Troppo artificiale, troppo costruito.
Poi. Se non ci fossero stati Irvine Welsh, Charles Bukowski, Jack Kerouac e tutto quel filone lì, probabilmente la Santacroce avrebbe scritto qualcosa di avanguardistico, come credo lei abbia pensato di fare. Amore saffico, voyeurismo, tute attillate di latex, anfetamine varie. La solita storia: sesso, droga e rock’n’roll. Anche se, effettivamente, qui è una non-storia avviluppata a numerose colonne sonore (non rock’n’roll, ché quello andava di moda e faceva figo tempo fa, ma oramai non più).
Quello che penso io è che lei abbia cercato di descrivere se stessa. O meglio, ciò che crede o vorrebbe far credere di essere. Ha creato un personaggio, di quelli strani-tra-virgolette-che-a-forza-di-essere-strani-sono-tutti-uguali. Quindi, si è vestita di nero stile metallaro e ha fatto qualche intervista a tarda ora cercando di rispondere casualmente a qualsivoglia domanda.
Detto tra noi, nonostante tutto ciò, credo proprio che Isa sia un po’ come Marilyn Manson, dark fuori e pantofolaio dentro (come diceva la fidanzata non so bene in quale intervista). Molto probabilmente adesso, che è quasi ora di pranzo, starà riscaldando il sugo in vestaglia mentre canta Fotoromanza. Che, però, è della Nannini e può perfino palesare che le piace perché, anche se è una cantante pop, è lesbica.
Riassumendo. Tempo immaginario? Già fatto. Linguaggio rivoluzionario? Già fatto. Storia pulp? Già fatta. Conclusione: niente di nuovo.
Eppure, qualcosa che mi è piaciuta c’è. Non saprei bene come esprimerla, ma c’è.
Vorrei dunque concludere questa simil-stroncatura con una frase dell’autrice stessa che sintetizza il mio stato d’animo, ben riassume il significato del romanzo intero e che racchiude in sé tutto quello che si può dire su questo libro:
“5+2”

0 commenti:

Posta un commento

 
Copyright 2009 diario di una mente cattiva. Powered by Blogger Blogger Templates create by Deluxe Templates. WP by Masterplan
Creative Commons License
This opera by http://diariodiunamentecattiva.blogspot.com/ is licensed under a Creative Commons Attribuzione-Non commerciale-Non opere derivate 2.5 Italia License.