giovedì 3 gennaio 2019

Cliché


In Puglia fanno questa cosa dei fichi maritati, che mettono i fichi, spaccati a metà, a seccare al sole, e poi quando li devono riempire devono trovare il compagno, e mai nessuno che abbia pensato a dividere il fico in due e riunire le due metà, perciò il bello è che devono trovare una metà che combaci, perciò quello che devono trovare è l’altra metà della mela del fico e tutto ciò mi ricorda tanto la storia di Platone del maschio-maschio e della femmina-femmina e dell’ermafrodito, dunque si pensa in genere per cliché, accoppiati, come presa che dopo vuole sale oppure culo. Oppure indorare che vuole pillola, àncora che vuole salvezza oppure tatuaggio da marinaio, Salvini che vuole coglione, Pizzuto che vuole C A P O L A V O R O, e adesso che siamo in tema di bilanci lo posso dire, che questo 2018 mi ha portato parecchie cose, Trivial Pursuit letterario (due copie, aspetto di sostituirlo con quello su Harry Potter), il Circolo Pickwick su IJ tutti noi coi cappelli, il mio romanzo, il salone del libro di Torino, per me ancora una delle città invisibili perché non ho mai visto il museo egizio, la Mole eccetera, chissà se esistono, non capisco ancora Borges, Accabadora, Settanta acrilico trenta lana e chi l’avrebbe mai detto che avrei fatto un corso zen di scrittura con l’autrice, al Pigneto, poi, L’arminuta che pare sia passata da Castelvecchi come la Postorino delle Assaggiatrici, e Castelvecchi pare che c’indovina, con gli autori, e speriamo che non smette, ma anche Petrolio e Suttree, oltre all’orgoglio parentale di Elisuia che ha scritto Maira Nereide e, last but not least, Lorenzo. E, insomma, io il mio fico l’ho maritato, quest’anno.

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