In Puglia fanno
questa cosa dei fichi maritati, che mettono i fichi, spaccati a metà, a seccare
al sole, e poi quando li devono riempire devono trovare il compagno, e mai
nessuno che abbia pensato a dividere il fico in due e riunire le due metà, perciò
il bello è che devono trovare una metà che combaci, perciò quello che devono
trovare è l’altra metà della mela del fico e tutto ciò mi ricorda tanto la
storia di Platone del maschio-maschio e della femmina-femmina e
dell’ermafrodito, dunque si pensa in genere per cliché, accoppiati, come presa
che dopo vuole sale oppure culo. Oppure indorare che vuole pillola, àncora che
vuole salvezza oppure tatuaggio da marinaio, Salvini che vuole coglione,
Pizzuto che vuole C A P O L A V O R O, e adesso che siamo in tema di bilanci lo
posso dire, che questo 2018 mi ha portato parecchie cose, Trivial Pursuit
letterario (due copie, aspetto di sostituirlo con quello su Harry Potter), il
Circolo Pickwick su IJ tutti noi coi cappelli, il mio romanzo, il salone del
libro di Torino, per me ancora una delle città invisibili perché non ho mai
visto il museo egizio, la Mole eccetera, chissà se esistono, non capisco ancora
Borges, Accabadora, Settanta acrilico trenta lana e chi l’avrebbe mai detto che
avrei fatto un corso zen di scrittura con l’autrice, al Pigneto, poi, L’arminuta
che pare sia passata da Castelvecchi come la Postorino delle Assaggiatrici, e
Castelvecchi pare che c’indovina, con gli autori, e speriamo che non smette, ma
anche Petrolio e Suttree, oltre all’orgoglio parentale di Elisuia che ha scritto
Maira Nereide e, last but not least, Lorenzo. E, insomma, io il mio fico l’ho
maritato, quest’anno.
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