sabato 24 marzo 2018

puoi russare un po’ più piano?


mia madre è morta oggi, 16 marzo 2018, coi lumini lampeggianti di rosso e il roll-up della madonna dietro la bara che fa tanto gomorra e quindi oggi, a quasi quarant’anni, la nostra infanzia finisce per sempre e tu sei morta e io pensavo che sarebbe stata come la storia di report che lo guardi la sera e il giorno dopo dici succederà un casino ma non succede niente dunque tu sei morta e io dicevo domani il mondo si fermerà ma poi non si è fermato e è andato avanti lo stesso nonostante a me, per un attimo, mi si è fermato il cuore perché pensavo un pensiero a forma di questo ricordo non ti consoli quando si muore si muore soli, ma mi sono tranquillizzata perché sarà pure vero però poi il momento in cui muori è uno solo e prima ce ne sono migliaia, dunque qualcosa che mi consola c’è e è che fino alla fine siamo stati una vera famiglia perché vi vedevo lì su quel letto, voi due, che ve ne stavate lì colle teste in bianco e nero e io lo so che l’amore è infinito però non riesco a immaginare che ce ne possa essere di più e nemmeno che il mondo possa continuare, ma d’altro canto lo penso anche di report.
ho provato a dirti non ti arrendere non ti arrendere ma era solo per me, fossi stata mai in grado di pensare agli altri prima che a me stessa sarei stata te, e forse è per questo che non sono diventata mamma, perché per fare la mamma bene come l’hai fatta tu ci vuole che in punto di morte pensi a noi come alle monelle che si devono mettere a letto e dormire, ché è notte e tu dormivi tanto bene, pure se respiravi russando come al solito e russando non hai respirato più e è arrivato il momento giusto, il momento giusto per morire nel sonno dei giusti senza pensieri parole opere omissioni (infatti il prete quasi lo cacciavi) la morte dei giusti dunque a quel funerale c’erano troppi pochi fiori e troppe poche persone e troppe persone sbagliate che stavano lì a vedere che entravi in quel fornetto troppo piccolo fossi stata viva avresti detto spostatelo un po’ più in basso no troppo ancora un po’, ma ci abbiamo pensato noi a renderti confortevole la bara, giusto nel caso in cui dovessi fare una partitella a briscola con nonno, a cui abbiamo dato le carte, così abbiamo messo a te il blocchetto e la penna per segnare i punti ché, si sa, nonno è una gran zelletta perciò io lo so che mi chiedi pace, infatti l’ulivo benedetto casca sempre quando entro nella tua stanza dall’immagine di papa wojtyła, però io non so non riesco a perdonare e pure se dopo tutta la malattia mi sento molto zen in realtà è uno specchietto per le allodole come in quel film quando jane fonda s’incazza perché suo figlio sta per sposare jennifer lopez e tutta la calma interiore della clinica riabilitativa va affanculo perché tu hai seminato sempre e solo amore e solo amore dovevi raccogliere e invece no, invece ti hanno fatto male e io ero troppo concentrata su me stessa per poterti difendere potessi tornare indietro nel tempo farei tante cose per esempio scriverei di più, di te, della tua storia ma non so scriverla bene come tu l’hai vissuta e non so bene se il mondo è pronto per la tua storia come per i quattro puntini di gadda ma quello che mi consola è che se un paradiso c’è tu stai lì a giocare a carte con nonno, puoi russare un po’ più piano?

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