Naturalmente il motivo per vedere il festival della canzone italiana non sono le canzoni, che ti fanno vergognare di essere italiano. E non è nemmeno il presentatore di turno, imbarazzato, generalmente costretto in un abito scuro, i cui discorsi sono sempre inframmezzati da una serie infinita di spiacevoli silenzi.
L’unica ragione per vedere il Festivàl sono loro, ebbene sì, loro: gli abiti delle vallette. O, più in generale, il look sfoggiato dalle/dai partecipanti, concorrenti, conduttori, ecc.
Quindi, le uniche considerazioni rilevanti sono le seguenti.
- L’amaro destino riservato a tutte noi è quello che è toccato all’Antonellona Clerici, crudelmente ingrassata dopo la gravidanza e, ancora più crudelmente, non riuscita a perdere i chili di troppo, ancora oggi che la figlia va quasi all’università.
- Morandi ha preso in prestito la giacca a squame da un ballerino di liscio.
- La capacità del vertiginoso spacco dell’abito merlettato di Giusy Ferreri di non essere sottoposto alle leggi della gravità.
- L’abilità della stessa cantante di camminare su un tacco… 20, forse?... (attenzione, Giusy, che sopra i 15 parliamo di trampolo).
- La bruttezza della camicia a quadri da boscaiolo del Kentucky di Max Pezzali.
- La bellezza, al contrario, dell’abito rosso della Canalis, la fidanzata di George Clooney, per capirci (so bene che Diario di una mente cattiva si rivolge a un pubblico internazionale).
- Il look anni ’80 della Tatangelo: ciuffo davanti agli occhi “alla Lowell di Georgie” e giacca “Star Trek” con spalline che, diciamocela tutta, ti lasciano un po’ perplessa.
- Il dato di fatto che il ciuffo “alla Lowell di Georgie” va di moda, perché lo portava pure la Oxa.
- Patty Pravo ha sbagliato chirurgo plastico. O forse quello è solo un alieno che le assomiglia.
- Nemmeno Luca e Paolo riescono a sollevare le sorti della trasmissione.