Nella Straniera, controculturalmente, e in
barba a una visione pietista di neutralizzazione della colpa della disabilità, Claudia
Durastanti racconta la vita, le mancanze e gli errori di una madre sorda fin
dalla nascita, è spietata coi suoi atteggiamenti sbagliati, ne salva pochi,
forse qualcuno in più passato in un vaglio di sola emotività.
È una Babele sinestetica,
questo romanzo, fatta sì di parole, ma anche di interpretazioni non
linguistiche, riflesse in un immaginario di trattati antropologici, serie tv
anni novanta e film cult, che contribuiscono tutti al senso di straniamento del
lettore, al pari della (vera) protagonista.
Un bel libro al
premio Strega. Finalmente.
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