A volte nella testa, come in sogno, si confondono le idee le
cose che ho visto le cose che ho sentito ma soprattutto le cose che ho sognato
le cose che ho letto, quindi si fa una crasi di tuttotutto e immagino Marina
Ripa di Meana nel Bardo come il reverendo everly thomas davanti al
Cristo/re/principe davanti al topazio di luce con le creature smilze di luce a
chiedere come si è comportato nella vita avvicinando la loro testa alla sua, di’
la verità, possiamo verificare? cacciando fuori il cuore dal petto e pesandolo
su una bilancia e allora poi il reverendo scappa, come forse Marina Ripa di
Meana perché voleva andare in Svizzera a farsi ammazzare ma poi ha scelto la
via legale italiana come una Bella Addormentata, altrimenti si sarebbero
trovati tutti e due, forse, forse, davanti al macellaio col grembiule sporco
del sangue delle sue vittime allora penso uno) che sarebbe giusto, oggi, essere
vegetariani perché l’inferno da Dante a Dan Brown è una macelleria dove il
condannato è la vittima, in fondo lo sappiamo tutti due) che è veramente
difficile pensare alla propria vita con qualcuno che avvicina la testa alla tua
vedendo tutta la tua vita ma solo come la vedresti tu cioè
giudicandoti-ma-secondo-i-tuoi-parametri ma la legge divina ti chiede Possiamo
Verificare? e tu non puoi dire di no e allora qualcuno smilzo di luce ti tira
fuori il cuore e scopre tutto tre) che sarebbe bene rispettare quelle una
nessuna centomila facce che ti sei messa addosso da vera fricchettona atea e
non credere in Dio oppure Cristo/re/principe eppure adesso ci credi perché abbiamo
tutti paura, soprattutto della morte, ché la paura è un concetto tristemente
legato all’evoluzione e anche se pensando all’evoluzione a me mi viene sempre
in mente solo la faccenda delle giraffe col collo corto che poi è diventato
lungo per mangiare sugli alberi in realtà nell’evoluzione ci sta pure che ci
possiamo curare, paghiamo le tasse, abbiamo una pensione, però nell’evoluzione
ci sta la paura, perché, pensavo, la gazzella ha paura del leone quando arriva,
il leone, non prima, manco un attimo prima, invece noi colle cure colle tasse
colle pensioni abbiamo paura sempre, da quando siamo in grado di intendere e di
volere a quando moriamo.
E continuo a pensare che in ’O mare mio di Cannavacciuolo l’apostrofo è sbagliato e io invece
lo scrivo giusto e forse per questo qualcuno mi condannerà, prima o poi.