In una Palermo che sta vivendo, specchio del
paese tutto, anni di forte instabilità politica e culturale, e che vede cadere
tante delle certezze sulle quali poggiavano i suoi valori, tre non-ragazzini,
che parlano e agiscono come adulti, come adulti applicano e fanno propri
princìpi e dogmi su cui qualcun altro ha fondato il proprio credo, al punto da
fondare una sorta di cellula terroristica in miniatura a emulazione delle
Brigate Rosse. Parlano e agiscono ispirati non tanto dall’ideologia del più
grande organo terroristico della nazione quanto dalla volontà di averne una
propria. In nome di quest’ideologia costruiscono un mondo nel quale tutto è
vòlto a imitare una realtà che non richiede spiegazioni. Scimmiottando i loro
capostipiti, i tre inventano un linguaggio segreto fatto di gesti e, in nome di
qualcosa che non possono comprendere appieno, arrivano persino a atti estremi.
Il protagonista, accompagnato dai suoi compagni
umani – nell’accezione più comunista del termine – e animali – grilli parlanti
decadenti e agonizzanti –, cresce al contrario, diventa piccolo dopo essere
stato grande.
Spaventosamente bello per il linguaggio usato, Il tempo materiale è il primo romanzo di Giorgio Vasta. Mi
auguro caldamente che ne seguiranno di nuovi.
Un encomio a minimum fax, una delle poche case
editrici che riporta l’elenco di coloro che hanno contribuito alla
realizzazione del libro.